Spesso
leggo romanzi di autori contemporanei in cui i giovani protagonisti vivono in
grandi metropoli e trascorrono le loro giornate tra esclusivi eventi mondani e
sessioni sfrenate di shopping. Difficilmente trovo storie più “comuni”, di
giovani di provincia, meno glamour magari, ma più sincere. Cuore Satellite di Pierpaolo Mandetta è un esempio di
romanzo “sincero”, dove ad essere raccontata è la provincia italiana. Il
protagonista, Paolo, è un giovane di 27 anni che vive a Salerno, con un’amica
che cucina per lui e un fidanzato che lo ama. Rimanere in provincia, nel suo
caso, non è quindi una necessità, ma una scelta. Scelta fatta anche dall’autore
del romanzo, che dopo aver frequentato la Scuola Holden di Torino e provato a vivere a Milano
e Bologna, è tornato a Paestum, nella provincia campana, fiero di essere un
“ragazzo di campagna” come tanti. Un ragazzo di campagna sui generis, che
scrive racconti erotici gay e bisex, Aperti di notte, a cui Vita da
KreTine ha deciso di dedicare un post. Un’intervista in cui Pierpaolo ci parla
del suo nuovo romanzo e non solo, proprio come piace a noi KreTine.
Cuore
satellite è la storia di Paolo, un ragazzo che come tanti vive in provincia, ma
non per necessità, bensì per scelta. Una “stranezza” in un’epoca in cui i
giovani fuggono dalla provincia per dirigersi nelle grandi città. La scelta di
Paolo è poi anche la tua scelta: cosa ci fa un giovane scrittore a Paestum?
Come trascorre le sue giornate e dove trova gli stimoli per le sue storie?
Fammi
prima dire grazie per questa intervista, ne sono davvero onorato. Sì, la mia
scelta è stata rimanere qui, in paese, e non è stata facile. Ho sempre
invidiato la vita eclettica, divertente e stimolante dei ragazzi di città,
mentre in paese mancano cultura, divertimento, quel sesso a domicilio h24. Ho
provato più di una volta a trasferirmi prima a Torino, poi a Milano e Bologna,
e ne sono uscito sempre depresso. Alla fine ho accettato di essere un ragazzo
di campagna che adora starsene per fatti suoi. Le mie giornate son semplici.
Lavoro nel bar dei miei, coltivo piante e fiori in cortile, vado in bici per
campagne, mangio quantità preoccupanti di pasta e pizza, e scrivo romanzi.
Cuore
satellite è anche il racconto dell’omosessualità vissuta nella provincia
italiana. Se i giovani fuggono da contesti piccoli e spesso arretrati, la
tendenza riguarda ancora di più i giovani omosessuali, che cercano nella grande
città la libertà di potersi esprimere. Come vivi la tua omosessualità in
provincia? E quali sono gli stereotipi contro cui ti scontri più spesso?
I
problemi della provincia cominciano presto per chiunque, quando vuoi limonarti
il tuo compagno di classe in camera senza che tua madre lo scopra, ma tanto lo
farà. Quando vuoi vestirti come ti pare, ma tuo padre e i suoi amici ti
guardano storto. Quando sei il più sensibile e carismatico della scuola e
quindi ti chiamano ricchione. Perciò a 18 anni non vedi l’ora di mandare tutti
a fanculo e fuggire in una qualsiasi città, in cui nessuno ti conosce e la
gente è troppo occupata ad esaurirsi coi mezzi pubblici per poter essere
impicciona. Io ho fatto delle scelte strane. Ho vissuto da timido e isolato per
sfuggire all’ostilità, rinunciando a molti anni che altrove avrebbero potuto
essere felici, per poi capire piano piano che la gente ha paura di quello che
nascondi, non di quel che fai alla luce del sole. Quando la gente capisce che
fai le cose ordinarie che caratterizzano la vita di chiunque, allora la tua
vita conquista un equilibrio, ovunque tu sia.
Con
questo romanzo, Cuore satellite, ho voluto creare un personaggio che non avesse
particolari problemi a vivere la propria omosessualità in un contesto ristretto
come Salerno, ma che anzi riuscisse a vederne gli aspetti positivi, seppur
pochi. Giornate placide, vicine che preparano la pasta, la natura intorno, la
comicità degli anziani, delle cassiere, dei vicini di casa.
Hai pubblicato una raccolta di racconti
erotici gay e bisex, Aperti di notte. Le persone a
te più care, penso alla famiglia in primis, hanno letto i racconti? E come
hanno reagito?
Rido
sempre a pensarci. Beh, no. Tengo i racconti erotici ben lontani dalla
famiglia. Mia madre sa che li scrivo. Povera, ormai da me si aspetta di tutto.
Mio padre non ne ha idea. Gli amici gay li leggono con piacere. Gli amici etero
mi vedono come un pornografo.
In questi giorni sono ancora vive le
polemiche post Family Day, in cui si è celebrato un ideale di “famiglia
tradizionale” che ormai non esiste più. Questi sono anche i giorni del Pride,
con la sua nuova formula itinerante in vari centri italiani. L’Italia si
conferma sempre più Paese delle contraddizioni: pensi che un giorni si arriverà
a quel sospirato cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno? E vorresti un
giorno metter su famiglia e come la immagini nel caso?
Ma
certo che si arriverà. Ci siamo già arrivati. Lo viviamo tutti i giorni, anche
se i media continuano a far credere che sia tutto ancora in divenire. Le
famiglie sono già allargate, divorziate, distrutte, gay, etero, strane. Il
bello della normalità è che in ognuna di esse scalpitano amore e dolore, con
una madre e un padre, con un’anziana e i suoi gatti, con due padri, con una
vedova e i suoi figli, con una coppia di amici rimasti senza parenti. Qualsiasi
cosa crei legami è famiglia. E questo spaventa molto gli ignoranti, perché ci
vogliono grandissima sensibilità e intelligenza per accettare tutto ciò che è
alternativa. L’odio che urla questa (poca e grottesca) gente del FamilyDay è
solo il rigurgito terrorizzato di un branco di idioti plagiati dalla Chiesa,
aggrappati alla disperazione di non potersi più sentire un po’ privilegiati e
al sicuro. Perché ammettere l’amore per tutti non farà che svelare quanto
marciume si nasconde nelle tantissime famiglie “tradizionali” italiane, in cui
l’ignoranza spinge le donne a fare le schiave, gli uomini ad andare a mignotte
convincendosi che non sia vero, i figli a crescere violenti e inquadrati. E
loro lo sanno. Non vogliono altro che credersi ancora felici, furiosamente, con
l’ausilio di una specie di sagra del patetico e striscioni medievali. Ma noi
tutti sappiamo da dove veniamo, e in quante delle nostre famiglie
“tradizionali” non c’è stato amore. I diritti civili saranno importanti perché
spingeranno le persone a chiedersi davvero, con lucidità, se vogliono una famiglia
e se sono pronti a dare amore, invece di crearsene una semplicemente solo
perché lei è rimasta incinta a diciotto anni.
Io,
dal canto mio, non credo che saprei prendermi cura di un figlio, perciò resto
coi miei figliocci alternativi, i miei fiori, a cui do tutto l’amore che posso.
Dopo Cuore
satellite hai già pensato ad un nuovo romanzo? Qualche anticipazione per le
Kretine curiose…
Sto
ricostruendo il mio romanzo di esordio, Vagamente
suscettibili, pubblicato da una piccola casa editrice tre anni fa, per
poterlo ripubblicare in autunno. Non vedo l’ora, perché sarà ambientato a
Bologna, con tre personaggi gay ed etero davvero “KreTini”!
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