Ero
una ragazzina paffuta. Lo sono sempre stata e non me n’è mai fregato niente.
Anche se i ragazzini mi prendevano in giro, io mi giravo dall’altra parte e
continuavo per la mia strada. D’altronde Etta James ed Ella Fitgerald non
erano mica delle silfidi, ma spaccavano il culo a chiunque con la loro musica.
Il grasso divenne un problema per me nel 2004 . Nel 2003 avevo pubblicato il
mio primo album, Frank, che faccio
fatica a riascoltare oggi perché non capisco come possa essere uscito da me (o
meglio dalla me di oggi). A Frank devo
tutto però: mi ha dato il successo e mi ha permesso di far conoscere la mia
musica dopo anni di dura gavetta. Sempre a Frank
devo l’acutizzarsi dei miei disturbi
alimentari. Quando i tabloid pubblicavano le foto della “grassoccia” ragazza di
Enfield che stava scalando le classifiche inglesi, io iniziai a vedermi grassa
e il peso un problema a cui non avevo mai pensato. Avevo dedicato anni a
perfezionare la mia arte, la mia musica e ora venivo giudicata non per quella,
ma per il mio corpo, come una qualsiasi modella da quattro soldi. Decisi che
dovevo cambiare, che era necessario prendermi una rivincita su quei giornali
spazzatura. Inizia a perdere peso, ma lo feci nel modo sbagliato, però ero
contenta perché mi sembrava di stare meglio. Una sensazione di benessere solo
apparente e che ben presto svanì.
Nel
2006 pubblicai Back to Black, il
successo fu enorme e ne fui travolta. Ora ero magra, un modello da imitare per
le ragazze, ma dietro quella mia magrezza c’era solo dolore. Provai a dimenticarlo
con l’alcool, con la droga, ma quel senso di inadeguatezza non passava mai. Pensai
di averlo superato grazie all’amore per Blake.
Lo sposai pensando non ci saremmo mai lasciati, nel 2007. Nel 2009 arrivò il
divorzio invece e cercai di superare il dolore della separazione con un seno
nuovo: ancora una volta, cercavo di migliorare il corpo quando era l’anima da
“aggiustare”. Quando seppi che Blake aveva trovato una nuova compagna, per me
fu troppo e provai anche a riconquistarlo, ma love is a losing game. Allora cercai di trovare una consolazione
nell’unico amore che non mi avrebbe mai tradito, la musica. Purtroppo gli
eccessi avevano ormai consumato sia il corpo che l’anima. Provai a rimettermi
in carreggiata, a pubblicare un terzo album, ma l’ansia era troppa e le attese
del pubblico troppo grandi per me. Un giorno mi ritrovai sola a casa, ho alzato
il gomito sì, ma quando mi sono addormentata non pensavo non mi sarei più risvegliata.
Nel sonno mi sentivo leggera, le ansie superate, l’inadeguatezza un lontano
ricordo. Se ci penso, fui io a decidere di non volermi più svegliare. Sono come
la bella addormentata, ma non chiamatemi principessa: io ho l’anima nera, sono The Lioness,e come tale voglio essere
ricordata!
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