prova

prova

venerdì 10 luglio 2015

90’s K-MEMORIES: TAKE THAT

Se nella prima metà degli anni ’90 vi è capitato di assistere a scene di delirio collettivo, con ragazzine urlanti e piangenti ad occupare le strade e a presidiare l’ingresso di alberghi romani o milanesi, sappiate che la causa di tali fenomeni paranormali erano loro: i Take That. Il gruppo, nato nel 1990 nella ridente cittadina di Manchester, ha sconvolto le vite (e gli equilibri ormonali) di milioni di teenager italiane ed è stato causa di picchi di omosessualità rilevanti nella popolazione maschile che ha vissuto la sua adolescenza in quegli anni. Basti pensare al video di Pray, in cui i cinque ragazzi adornano mezzi nudi uno scenario da favola e ogni tanto vengono travolti da getti d’acqua o si rotolano nella sabbia, panandosi come delle cotolette.




Come nella migliore tradizione popparola, ogni ragazza aveva il suo Take That preferito, quello che ad ogni sua apparizione provocava pianti e scenate isteriche, la cui icona (poster gigante a grandezza naturale) andava gelosamente custodita in camera. Dei cinque componenti originari, i più apprezzati erano due: Robbie Williams, causa del primo scioglimento della band dopo la sua prematura uscita dal gruppo nel 1995, che incarnava lo stereotipo del “bad boy” alla Dylan di Beverly Hills, ma con un tocco di follia in più; Mark Owen, che incarnava invece lo stereotipo del bravo ragazzo, viso angelico, capello biondo e aria da fidanzatino che piace tanto alle mamme. Tra i due opposti, Gary Barlow, autore della maggior parte dei testi della band, Howard Donald e Jason Orange, dei quali non ricordo le doti, ma uno dei due aveva i dread forse.
I Take That sono come i gatti: hanno avuto diverse vite, ma dopo vari scioglimenti e reunion sono tutt’ora attivi musicalmente. Quelli che ci interessano maggiormente sono quelli attivi tra il 1990 e il 1995, degli album Everything Changes e Nobody Else e di singoli che hanno accompagnato i nostri sculettamenti di quegli anni (Relight my fire e Sure su tutti). Chi non ha scritto sul diario struggenti lettere d’amore con alle orecchie le cuffiette del walkman e le tristi note di Back for good?




L’Italia fu sconvolta da questo fenomeno come non lo era stata dai tempi dei Duran Duran. Ricordo un Sanremo con Pippo Baudo intento a frenare i bollori delle ragazzine presenti nella platea dell’Ariston. Soprattutto non dimenticherò mai una puntata di Non è la Rai in cui erano ospiti e le ragazze erano più scatenate del solito, tipo cavalle drogate prima di una corsa! Quando nel 1995 Robbie Williams decise di lasciare il gruppo, per un’intera generazione il cuore cessò di battere per un istante: non era infarto, ma la consapevolezza che stava finendo un’epoca, quella della spensieratezza, degli amori da diario e della musica dai walkman. I quarantenni che girano oggi per l’Europa non fanno che accrescere quel senso di vuoto e di nostalgia in milioni di ex teenager made in ‘90s: meglio ricordare il passato, quello dei goderecci anni ’90, piuttosto che affogare nel triste presente!

Nessun commento:

Posta un commento