prova

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mercoledì 29 aprile 2015

DISPERATA CERCO UOMO SU TINDER

Sono single da ormai tre anni. Tre lunghi anni in cui è stato un susseguirsi di uomini, o presunti tali, uno più sbagliato dell’altro. Pensavo spesso di aver trovato quello giusto, quello con cui iniziare una storia seria, ma alla fine mi ritrovavo sempre sola e con un pugno di mosche in mano, mentre nell’altra tenevo stretto un ottimo Japan Ice.
Eppure non mi sembra di essere brutta, scema, antipatica: sono una donna gradevole, di bell’aspetto, ho sempre la battuta pronta, ma a quanto pare ho ereditato il potere di respingere i principi azzurri e di attirare gli stronzi, se va bene! Di recente trovo difficoltà persino a rimediare un appuntamento e questo ha contribuito ad indebolire la mia già traballante autostima. Immagino già il mio triste destino: sola, con un paio di gatti, a parlare con la Tv!

Un giorno, passando da una libreria, ho visto in vetrina un libro di Barbara D'Urso dal titolo "Se lo desideri accade" e io sì che desideravo la certezza di un pene ogni giorno nella mia vita. Dovevo solo attivarmi, cercare nei posti giusti. Ho iniziato a frequentare circoli letterari ma i dilf non erano di mio gradimento, corsi di teatro fisico ma la gente suda, concerti di musica che detestavo, centri sociali dove riuscivo a comunicare solo con i cani. 
Forse Barbara D'Urso era fatta di crack quando ha scritto il suo capolavoro!

Persa la fiducia nella mia musa ispiratrice, oltre che in me stessa, mi rimaneva un'ultima risorsa: P., il mio amico gay, che al contrario di me non trova la minima difficoltà nel trovare un uomo e ne cambia di continuo, alla stessa velocità con cui si cambiano i calzini e le mutande! Gli racconto brevemente le mie crociate personali e lui subito m'incalza:
«Cara, non disperare, ho il rimedio giusto per la tua carenza di “fattore C”…TINDER»
«TIN…che???»
«Dio, ma dove vivi? Sai cos'è uno smartphone? Oltre alla vibrazione esiste un mondo intero di applicazioni che può salvarti la vita»
 Mi strappa via dalle mani il cellulare, facendomi anche notare il mio pessimo gusto nello scegliere lo smalto, e continua: «TINDER…l’app per trovare l’anima gemella che nella realtà è un bordello virtuale…scegli il più carino, il più vicino a te, scambi qualche messaggio, poi il numero di telefono, organizzi un incontro ed è fatta: iniezione di “fattore C” assicurata!»
«Ma cercare uomini così è da sfigate…poi ho paura, potrebbe nascondersi un serial killer dietro questi ammiratori segreti, come in Eye Candy»
«Prova amica e ti ricrederai! E poi smettila di guardare telefilm…»
«A dire il vero ho letto il libro»
«Oh mamma, sei davvero un caso perso!»

Finiamo di bere e le nostre strade si dividono. Giunta a casa, avvio le ricerche e in poco meno di 3 minuti la diabolica app è sul mio cellulare. Come prima cosa, creo il mio profilo, scelgo una foto ammiccante, ma non volgare, ed inizio così a sfogliare questo catalogo di maschi pronti all’uso. Le foto si susseguono una dietro l’altra ed è necessario un semplice click per “LAIKKARE o NON LAIKKARE”: questo è il problema! All’inizio rimango un po’ delusa dalla sequenza di casi umani che mi si presentano, fino a quando non trovo lui: intellettuale, palestrato al punto giusto, capelli scuri e folti, occhi verdi, carnagione tendente al mulatto, tatuaggi quanto basta, insomma tipico modello di una pubblicità della Muller! Dopo un minuto scarso lui ricambia e iniziamo a scambiarci messaggi. N. ha 32 anni, fa l’avvocato, ha un cane, fa surf e a quanto pare gli piaccio. Mi invita a cena a casa sua, me la tiro un po', poi ripenso subito alle parole di P. e accetto.

La cena con N. è andata benissimo…e il dopocena ancora meglio: sesso da urlo sulle note di "Poema dell'estasi", un brano del pianista russo Skrjabin, che favorisce l'orgasmo femminile mi dice N. e lo confermo.

La mattina seguente mi sveglio ed N. si sta preparando per uscire. Indossa la camicia, la cravatta, la giacca…e si infila la fede al dito!
«Ma sei sposato?»
«Sì, perché?»
«Perché non me l’hai detto prima?»
«Non ti conosco, sei una trovata su Tinder a cui non devo spiegazioni!»
Sconvolta e incazzata, recupero le mie cose e lascio casa di N. sbattendo la porta.

Sono così disperata dal dover raccattare un uomo in una chat e sposato per di più?
No, mi dico per autoconvincermi, ma la risposta è sì, ahimé!
Non sarò mai la donna disinibita che Cosmopolitan o Glamour vogliono!



domenica 26 aprile 2015

WANNABE A BLACK F.I.G.A: ERYKAH BADU

Se dovessi nominare una regina della musica nera anni ’90, per classe ed eleganza tale titolo spetterebbe di diritto ad Erykah Badu. La sua storia si incrocia spesso con quella della black F.I.G.A al centro del precedente post, Lauryn Hill: entrambe iniziano la loro carriera nel cinema, nel caso di Erykah con la partecipazione al film “Le regole della casa del sidro” (1990), ed entrambe diventeranno icone del movimento Neo-soul, unendo nella loro musica elementi soul, jazz, hip hop e R&B.

Come tutte le black F.I.G.A che si rispettino, anche Erykah ha una storia travagliata. Il padre abbandona la famiglia quando lei è ancora una bambina, mentre la madre segue la sua carriera da attrice teatrale ed è spesso in giro, per cui la piccola Badu viene cresciuta dalla nonna a Dallas, in Texas: ebbene sì, la città dell’omonima serie tv di JR e Sue Ellen!
Erica Abi Wright, questo il vero nome della Badu, cresce negli anni dell’esplosione del fenomeno hip hop e a soli 14 anni inizia a fare freestyle per una radio locale, con il nome d’arte di Erykah Badu: sceglie Badu perché “ba-doo” è il fraseggio tipico del jazz e in arabo significa “verità e luce”. Dopo il liceo, si iscrive al college per studiare teatro come la madre, ma ben presto capisce che il suo futuro è nella musica e abbandona gli studi per dedicarsi alla carriera canora. Dopo anni di collaborazioni e dura gavetta, nel 1997 pubblica il suo album di debutto Baduizm, che diventa subito un successo di pubblico, con oltre 3 milioni di copie vendute e 2 Grammy vinti, e di critica, per lo stile raffinato che ricorda a molti la leggendaria Billie Holiday. Baduizm contiene il singolo On&On, nel cui video Erykah si trasforma da casalinga disperata in regina indiscussa di un piccolo jazz club: the queen Badu appunto!



Come Miss Hill, dopo il primo grande successo si dedica alla vita privata, diventa mamma e per un po’ abbandona le scene.
Nel 2000 torna con l’album Mama’s Gun, trainato dal singolo Bag Lady, prodotto dal rapper Common con cui la Badu avrà una relazione culminata nel duetto del 2002 Love of my life, un’ode all’hip hop. Nel 2003 esce invece Worldwide Underground, album realizzato come un’unica sequenza musicale, senza la classica divisione in tracce.
Seguono 5 anni di silenzio, rotti dall’uscita di New Amerykah Part One del 2008, in cui la nuova America è quella Barack Obama, primo presidente black della storia americana, cui seguirà nel 2010 New Amerykah Part Two, lanciato dal singolo Window Seat, nel cui video la Badu si spoglia fino a rimanere completamente nuda nelle strade di Dallas: strip che le varrà una multa di 500 dollari e diversi problemi legali!

Ultimamente abbiamo visto Erykah dettare con l’astro nascente, nonché aspirante black F.I.G.A,  Janelle Monae e attendiamo con ansia il suo prossimo lavoro.

CURIOSITÀ: Erykah pubblica spesso video con simpatici siparietti familiari in compagnia delle sue figlie…che si sia ispirata ai “clippini” di Vasco Rossi? Speriamo di no! 



giovedì 23 aprile 2015

LEA E IL CAMBIAMENTO NECESSARIO

A dicembre abbiamo partecipato con l’amata Lory Diablo alla prima edizione del Salento LGBT Film Fest, organizzata da un’associazione molto attiva da anni nella difesa e nella promozione dei diritti delle persone omosessuali e transessuali: LeA - Liberamente e Apertamente. In quell’occasione siamo rimasti colpiti dalla passione con cui i ragazzi dell’associazione hanno cercato di superare le difficoltà di gestione dell’evento e ci siamo ripromessi di fare qualcosa per fornire loro un aiuto concreto. Abbiamo deciso quindi di dedicare a LeA un post, perché in un’epoca in cui la disinformazione sulla comunità omosessuale la fa ancora da padrone e i pregiudizi da superare sono ancora tanti, il contributo che noi KreTine possiamo offrire alla causa è cercare di “informare” in maniera corretta e promuovere l’attività di un’associazione che cerca di favorire un cambiamento culturale oggi necessario.
Per questo motivo, alcuni giorni fa abbiamo deciso di incontrare Gaia, Exenia e Giovanna, fondatrici dell’associazione, e abbiamo chiesto loro di raccontarsi e di raccontare LeA senza filtri, come piace a noi KreTine.

LeA nasce ufficialmente il 4 aprile 2013. L’obiettivo è difendere e promuovere i diritti della comunità LGBTQ e combattere ogni forma di discriminazione delle persone omosessuali e transessuali, attraverso iniziative di vario tipo e il coinvolgimento diretto della cittadinanza. Ufficiosamente, le attività dell’associazione partono già dal 2012, quando le ragazze si incontrano e decidono di organizzare un flash mob in ricordo di Andrea Spezzacatena, il 15enne morto suicida perché vessato dai suoi coetanei e vittima di atti di bullismo, dopo aver indossato dei semplici pantaloni rosa: l’ignoranza vuole infatti che indossare indumenti rosa sia sinonimo di omosessualità.
Le ragazze ci raccontano che ai suoi inizi Lea si è dedicata soprattutto a fornire consulenza e supporto a quei ragazzi che vivevano come un disagio la loro omosessualità, spingendoli invece a viverla serenamente e a non aver paura di manifestare il proprio essere. In quest’ottica nasce l’iniziativa “Mostrami la tua famiglia”, volta a sensibilizzare il pubblico sul tema delle famiglie omogenitoriali attraverso l’arte e l’esposizione di foto tratte da “In bloom” di Eleonora Calvelli, svoltasi presso le Manifatture Knos di Lecce. Seguono in questi due anni di vita tantissime iniziative: dal Rainbow Day del maggio 2014, al Matrimonio per tutti e per tutte, in collaborazione con Lecce2019 e tenutosi a conclusione della parata del Puglia Pride il 28 giugno 2014, fino ad arrivare alla campagna social #APPARENZE, una serie di spot contro le discriminazioni delle persone LGBT sui luoghi di lavoro.
Notevole è anche l’impegno profuso da LeA nelle scuole per sensibilizzare gli “adulti del domani” sulle tematiche LGBTQ, che è valso anche un invito per il 24 aprile prossimo in una scuola media di Leverano: un grande risultato sottolineano le ragazze, a fronte delle reticenze trovate spesso in altre scuole nell’affrontare questi temi.

La chiacchierata con le ragazze verte inevitabilmente sulla polemica del momento, ovvero le dichiarazioni degli stilisti Dolce e Gabbana sulle famiglie omogenitoriali e i “bambini sintetici”, che vanificano di fatto il lavoro svolto da associazioni come LeA nel tentativo di “normalizzare” un’idea all’apparenza nuova di famiglia, che esiste ormai da tempo nel mondo, mentre in Italia si cerca ancora di nascondere o addirittura di combattere. Disinformazione e pregiudizi continuano quindi ad essere i problemi maggiori, come lo stereotipo dell’ “omosessualità sofferta”, un retaggio culturale che le ragazze dell’associazione cercano di sradicare soprattutto nei loro incontri nelle scuole.

L’incontro con Lea si conclude con una domanda: cosa possiamo fare noi KreTine per sostenere l’attività dell’associazione? La risposta è INFORMARE e SENSIBILIZZARE, promuovendo le iniziative di LeA e delle altre associazioni coinvolte in questa battaglia di civiltà. Per questo motivo promuoviamo le prossime attività di LeA:

8 maggio, presentazione del libro di Francesca Vecchioni “T’innamorerai senza pensare” presso le Officine Culturali Ergot di Lecce;
9 maggio, seminario sulla “corretta comunicazione” delle tematiche LGBTQ per professionisti del settore e non solo;
17 maggio, seconda edizione del Rainbow Day, preceduto da una serie di iniziative itineranti ispirate ai colori della bandiera arcobaleno.

Per maggiori informazioni sulle attività dell’associazione, segnaliamo il sito Internet http://associazionelea.org/
e la pagina Facebook



martedì 21 aprile 2015

TUTTI GLI UOMINI DI UNA KRETINA: IL FATTONE

Prosegue senza sosta la rassegna degli uomini delle KreTine. Oggi si narrano le gesta di un esemplare molto delicato ed interessante al tempo stesso.
Mentre mi verso il caffé sulla camicia bianca, mi capacito del fatto che tutte devono, almeno una volta nella vita, incontrare questa tipologia d’esemplare.
Personalmente io ne sono attratta nello stesso modo in cui le cozze si attaccano allo scoglio!

IL FATTONE.
Esemplare maschile molto diffuso, la sua categoria comprende età differenti: si passa dal ragazzo che si “spacca” ai rave, al maschietto attempato che si “stona” quando ne ha le forze.
La peculiarità che lo caratterizza e lo rende riconoscibile rispetto ad altri è una certa preparazione chimico-farmaceutica non indifferente, che a tratti supera quella del proprio medico di base. Infatti, l’esemplare risulta essere il miglior consigliere in circolazione quando siete in dubbio circa gli effetti di un ipotetico mix droga/alcol/farmaci.
Costui è il tipo che raramente vedrete lucido e sobrio, ma sarà in grado di farvi vedere il mondo da un’altra prospettiva, cioè quella demenziale e dionisiaca.
In alcuni casi capita che il Fattone possa assumere comportamenti teneri, come se fosse stato sfornato da una pasticceria francese nel periodo di San Valentino, o che sia insolitamente logorroico e ripetitivo.. Ahimè mie care, in tali circostanze non è il suo cervelletto ad agire o a parlare, bensì la sua amatissima pillola colorata e/o polverina e/o liquido alcolico in corpo ( riesce a dare il meglio di sé quando mischia tutto quanto).
Egli è capace di recitare poesie d’amore dark stile Tim Burton e di giurare amore platonico alle proprie muse, il tutto però mentre si accoppia in modo violento e barbaro con il suo settimino in camera, scambiato per una donna giunonica e prosperosa.
Se vive le sostanze stupefacenti ed alcoliche in modo totalitario, sarà in grado di farvi dimenticare com’è fatto il Sole, poiché passerete la notte a stargli dietro con la speranza di salvargli la vita dalla pasticca sbagliata o dalla retata a sorpresa delle forze dell’ordine.                   

      SUGGERIMENTI
E’ il tipo di uomo capace di suscitare grandi e variegate emozioni, ma non è adatto per le ansiose o le cardiopatiche. Quando è in trance e vede Putin travestito da ballerina del Can-Can che manda baci volanti, è perfetto da presentare ai genitori se volete essere diseredate e chiudere definitivamente i rapporti con la vostra famiglia.
Vi consiglio la conoscenza dell’esemplare, ma non di innamorarvi di lui, dato che probabilmente per colpa sua vi ritroverete con le mani legate per via della camicia di forza.




sabato 18 aprile 2015

LA LENZA SPEZZATA

   Un'occasione è qualcosa che non ti spetta di diritto. Un'occasione capita per caso, non la vai a cercare, è lei che cerca te.
"Occasione" è tutto ciò che ci potrebbe piacere ma che ci è sconosciuto finché non capita tra le mani, e andrebbe trattata come tale.
   Prendiamo ad esempio un pescatore. Egli si prefigge di pescare dal mare i pesci, dunque pescare un pesce non è un' "occasione", in quanto la sua intenzione era precisamente quella di pescare un pesce. Cos'è dunque un'occasione per il pescatore? Un'occasione è prendere un pesce enorme con una lenza troppo sottile per il suo peso. Quasi impossibile senza l'aiuto della fortuna.
   L'occasione è ciò che non è programmato, quello che non ti aspetti. Se tiri la lenza nel modo giusto, lentamente, con pazienza, riuscirai a portare a galla l'enorme bestia, altrimenti dovrai rassegnarti a tornare a casa a raccontare che avevi quasi preso un pesce grande così. Che aveva almeno la quarta di branchie. Non avrai alcun merito e alcun pregio, se non quello di essere il tipico pescatore.
Se invece riuscirai a prendere il pesce sarai incoronato grande “re della costa”, e anche in quel caso non avrai alcun merito, giacché quasi nessun “re” lo diventa per merito.

   Senza indugio mi accingo ad elencare alcuni tipi di "occasione" tra i più comuni:
·         capita a volte di prendere un pesce veramente bello, ben pasciuto e disposto ad entrare nel tuo retino. Con maestria lo tiri su, lo accompagni lentamente e gli parli del tuo acquario confortevole e della tua maestria nel mescolare il mangime. Lui abbocca e ci sta, ma alla fine fai uno sbaglio come chiedergli una foto delle branchie nude prima di portarlo nell'acquario. Se dai uno strattone troppo forte, la lenza si tende troppo velocemente. Bisogna andarci cauti altrimenti la lenza si spezza;
·         altre volte ti capita un pesce che desideravi da tempo e che non ti era mai capitato di pescare. Un giorno un pesce di questi ti si presenta e ti dice “la mia barriera corallina è troppo lontana, posso dormire da te?”; solo che mentre vai a preparare in fretta la vasca, continuando a tenere d'occhi la sua bellissima pinna caudale a mandolino, sbatti contro l'albero della barca. Il pesce ti vede, ci ripensa e inizia a tirare. La lenza si spezza. Se hai una lenza scadente puoi sperare di pescare poco;
·         in molti casi capita di avere una lenza meravigliosa con cui potresti tirar su anche una sirena. La incoraggi, sei gentile con lei, inizi a parlarle di quel meraviglioso saggio di Erich Fromm, “L'arte di amare”, e lei ti risponde con il “Diario di un seduttore” di Kierkegaard e così via, passando da Medea a Pasolini, finché non ti manca un solo giro di mulinello dal baciarla (sentendo l'inconfondibile profumo di pesce fresco), ma chissà grazie a quale dote capiscono sempre prima di te quello che stai per fare e voltano la testa, delicatamente, femminilmente, facendola sembrare non un'elusione ma una dissuasione, come volendo dire: “sei molto carino, mi piace parlare con te ma penso ancora al pescatore che c'era prima”. Puoi avere la lenza migliore del mondo, ma se l'esca della concorrenza è più buona puoi farci ben poco;
·         c'è poi il pesce giusto, che senti così tuo che speri già di imbalsamarlo sul camino per averlo sempre con te. Si avvicina, si allontana, passa sotto la chiglia, gira attorno all'altra lenza, poi salta in alto come per arrivarti tra le braccia e tu trattieni un po' il sospiro... poi ricade in fondo al mare e si attorciglia al timone. A volte hai il pesce giusto, ma la lenza si ingarbuglia così tanto che decidi di darci un taglio;
·         infine ci sono dei pesci per cui fai tutto nel modo migliore, che a rigor di logica dovrebbero già essere tuoi da principio, ma la lenza si spezza lo stesso ed altro non puoi fare che preparare un'altra lenza perché non hai sbagliato nulla.

  Occasioni perdute, lenze rotte, reti bucate, forse scarsa determinazione. La verità è che le occasioni andrebbero coccolate, trattate coi guanti, ma mai osannate visto che perdere ciò che non ti appartiene è perdere il nulla.

   Io, per quanto mi riguarda, preferisco usare la nassa, una trappola per aragoste.



mercoledì 15 aprile 2015

RIFIUTI EVERYWHERE

Due settimane fa sono tornato nel mio paesello natio per le festività pasquali e ho fatto uno dei miei soliti giri con le mie amiche tra i sentieri non più battuti del centro storico. Mentre eravamo intenti a scattare foto dei paesaggi che ci circondavano e io provavo inutilmente a farmi uno di quei selfie fighi che fanno tanto Fiammetta Cicogna in “Wild”, ci siamo imbattuti in un vecchio edificio abbandonato, che dalla struttura doveva sicuramente fungere da “deposito” per la stagionatura dei formaggi e dei salumi autoprodotti.
Al suo interno però oggi altro che salumi e formaggi, ma pile di pneumatici abbandonati, schifezze varie di natura indefinibile e soprattutto un mucchio di cassette per trasportare piante, in genere usate dai fiorai: il vecchio deposito di prodotti tipici trasformato in una discarica, insomma!
Le mie amiche mi fanno notare anche le macchie colorate che puntellano i fianchi delle valli, che non sono purtroppo prati fioriti e distese di gladioli come vorrei, ma mucchietti di spazzatura abbandonati, o meglio lanciati dalle auto in corsa per evitare la “fatica” di trasportarli alle isole ecologiche. La cosa sconvolgente è che questo scempio avviene in un’area divenuta da anni “riserva naturale” per la particolarità geologica e l’alta valenza scientifica, un museo a cielo aperto ricco di fossili in cui giustamente la gente entra per lasciarci i suoi rifiuti.
«Di cosa ti meravigli? Siamo in Italia!» dice la mia amica con aria rassegnata, mentre io torno a casa indignato.



Finite le vacanze pasquali e gonfio come solo un vestito della Clerici a Sanremo poteva essere, abbandono il paesello e ritorno alla mia city, col cuore leggero pensando che il “lancio dei rifiuti dal finestrino” sia una pratica in disuso nell’ambiente metropolitano. In un attimo, il cuore si appesantisce di nuovo: il percorso che mi porta a casa è uno slalom e ad un certo punto, sotto casa, sono costretto a fermarmi perché ho il sentiero sbarrato da un enorme divano in finta pelle rosso posizionato sul marciapiedi. E accanto al divano potrebbe mancare LUI??? Ma certo che no!?!?!? Televisore analogico, tubo catodico in bella vista!
“Avranno voluto creare un salottino per i clochard?” penso tra me e me, consapevole che la verità è ben altra. Come quella volta che trovai un “proteggislip” ad accogliermi sul portone di casa, di ritorno dal lavoro: io che sono in menopausa dalla nascita, tragicomico direi!




 Insomma, se in passato uscivi di casa e ti aggiravi tra facce amiche, oggi esci di casa e ti muovi tra “rifiuti amici”, che stanno lì per mesi e tu ci passi davanti giorno dopo giorno, tanto che dopo un po’ arrivi a dare loro un nome: Rocco è il mucchietto di plastica, Cherry il divano rosso, Cathy la tv analogica…e la famiglia dei “rifiuti amici” aumenta giorno dopo giorno per la tua gioia!

Oggi è mercoledì, stasera quando torno dal lavoro devo ricordarmi di scendere la plastica. Saluterò i miei vicini Rocco, Cherry e Cathy con affetto, poi mi darò alla vodka…liscia e senza ghiaccio, grazie!

domenica 12 aprile 2015

MATERA: LA CITTÀ DEI "SELFIE"!!!

Se il 1492 viene ricordato come l’anno in cui Cristoforo Colombo scoprì l’America, con buona pace delle popolazioni indigene che di lì a poco inizieranno a subire violenze inaudite e diranno addio alla loro esistenza paradisiaca, il 2014 verrà ricordato dagli storici come l’anno della scoperta di Matera da parte degli Italiani.
Testimonianze si susseguono a riprova dell’avvenuta scoperta, sotto forma di SELFIE che affollano le bacheche dei social network e che ritraggono volti tipici della popolazione italica (espressioni sorridenti o DUCK FACES che potreste ritrovare solo sul profilo Instagram di Belen Rodriguez) e, sullo sfondo, scorci dei Sassi, Barisano o Caveoso in egual misura. Storici ed antropologi si interrogano circa le cause di tale fenomeno transmigratorio, che per dimensioni e portata potrebbe essere paragonato all’invasione estiva delle coste salentine da parte delle popolazioni lombarde, in special modo milanesi.

Ultimamente gli studiosi sembrano convergere sulla “teoria del missionario radical chic”, secondo la quale il maggiore attore di tale movimento migratorio sarebbe appunto l’italico metropolitano che, stanco dei suoi weekend tra Montecassino e Castiglioncello, cerca nuovi stimoli nella Capitale Europea della Cultura 2019 e parte alla volta della città dei Sassi armato di spirito missionario, utile a convertire le autoctone (e selvagge) popolazioni locali, con tante domande a cui cercare risposta: se non hanno la stazione, come faranno a vivere? E come ci accoglieranno? Saremo vittime di cannibalismo? E soprattutto…TROVEREMO IL SEGNALE PER PUBBLICARE I NOSTRI SELFIE TRA I SASSI?

Mi ricordo quando da bambini, alle elementari, la visita annuale a Matera era d’obbligo e ripeterla anno dopo anno ha contribuito a renderla indigesta a tanti giovani lucani: la maestosità e la bellezza eterea della città sono indiscusse sia ben chiaro, ma è come mangiare per giorni e giorni salmone e caviale fino a non poterne più, nonostante si tratti di cibi prelibati! Considerate poi che i giovani lucani raramente vivono nella loro terra natia,  date le difficoltà a trovare un lavoro e l’impossibilità di poter progettare un futuro in Basilicata, l’hanno spesso abbandonata da anni e per tanti anni hanno vissuto in luoghi dove le domande più frequenti erano:

1.      “Ma la Basilicata è una Regione?” NO, È UNO STATO DELLA MENTE!;

2.      “Basilicata e Lucania sono regioni diverse, vero?” SÌ, COME ALBUME E BIANCO DELL’UOVO!;

3.      “Matera in Basilicata? Non era in Molise?” CERTO, INFATTI TUTTI CONOSCONO I FAMOSI SASSI DI CAMPOBASSO!

      Oggi tutti sanno che Matera è in Basilicata, ma un solo interrogativo è rimasto ad attanagliare le menti dei radical chic metropolitani in visita alla città dei Selfie: “ma come faccio ad arrivare a Matera se non c’è la stazione?”. La mia risposta è e rimarrà sempre la stessa: “VOLANDO NO?!?!?”. 



giovedì 9 aprile 2015

LA PRIMA USCITA PUBBLICA DELLE KRETINE

«Buongiorno Miss Mischief, hai da fare a pomeriggio? Se non hai impegni, verresti con me alla presentazione del cd di Giovanni Caccamo? Sarebbe la prima uscita pubblica delle KreTine…e poi ho un’idea pazzesca!»
«Ehi Poppy Fresh per me va bene. Ho solo due domande da farti: a che ora è l’evento? E chi è Giovanni Caccamo?»
«Cretina, il vincitore di Sanremo giovani. Capisco che sei rimasta ai Ragazzi Italiani, ma aggiornarsi ogni tanto…e poi è carino lui, oltre che bravo! Comunque l’evento inizia alle 18:30. Ci vediamo alle 18 al solito posto?»
«Ok cara a dopo…ma tu che ti metti?»

18:00 Miss Mischief arriva con una busta della spesa «Metti che tardiamo lì, cosa mangio stasera? E poi era tutto in offerta!»
Ci dirigiamo alla libreria che ospita la presentazione. «Beh, quest’idea pazzesca? Di cosa si tratta? Ho paura e non vorrei che ci cacciassero via a calci!»
«Tranquilla, penso a tutto io…ti piacerà!»
18:15 Arrivati al luogo dell’evento, ci accomodiamo in attesa che cominci il miniconcerto. Un’anziana alle nostre spalle chiede che libro presentano oggi. Una ragazza vestita di pile rosa mi chiede un fazzolettino perché ha un terribile raffre…ETCIU. Gocce di pioggia su di noi!
18:45 Arriva Giovanni Caccamo. “Quant’è magro!” penso. Inizia la presentazione. Domande di rito alternate all’esecuzione di alcuni brani. Interventi dal pubblico: «Ma sei fidanzato?», «Possiamo farci una foto insieme alla fine?»,  «Premesso che sei bellissimo, qual è il legame tra musica ed architettura?»… «Ma sei fidanzato?» (si ripete).
19:30 Inizia il firmacopie.
«Beh, possiamo andare?»
«No, aspetta! Dobbiamo fare una cosa…»
«Ma cosa? Non vedi che ci sono le guardie del corpo!»
Per tranquillizzare Miss Mischief apro la borsa e le mostro il cartello preparato la mattina.
            «W le KreTine? Tu sei fuori! E che dovremmo farci con questo?»
            «Chiedere a Giovanni Cacciamo di fare una foto con questo… autografarlo almeno»
«Certo, lo farà sicuramente, credici! Non vedi che firma solo i cd?»
«Abbi fede amica, ne abbiamo fatte di peggiori! Pensa al blog, alle KreTine! Guerrilla marketing, ricordi?»
Miss Mischief si siede sconsolata, ma attende con me il nostro turno. Ovviamente siamo gli ultimi perché non abbiamo il cd da farci autografare, ma la faccia tosta sì. La mia almeno.
19:50 È il nostro turno! Chiediamo se possiamo fare una foto con Giovanni Caccamo. «Prego, andate!». Lasciamo lo smartphone all’aitante bodyguard che ci immortala stretti stretti a lui. “Non sembrava così alto mentre suonava il piano!” penso.
Parto all’attacco! «Ciao Giovanni, possiamo chiederti una cortesia? Stiamo per lanciare un blog e saremmo felici se ci autografassi questo…» mentre tiro fuori dalla borsa il cartello “W le KreTine”. Lui lo guarda all’inizio perplesso, poi accenna un sorriso: «Certo che lo firmo, l’importante non sia un assegno». Strappo quindi lo smartphone al bodyguard e immortalo la firma, il tutto continuando a parlare a Giovanni Caccamo del blog, di cosa tratterà, con la promessa di dedicargli un post per la sua gentilezza.
«Simpatico il nome, ora vi cerco su Internet. Ma qual è l’indirizzo del blog?» chiede il suo manager, non sapendo che in realtà ancora dobbiamo aprirlo il blog.
Recupero il cartello, bacio di nuovo Giovanni Caccamo che non fa mai male, lo ringrazio della disponibilità: «Ti dedicheremo un post quanto prima!».



Fuori dalla libreria, inizio ad inondare le KreTine di messaggi e foto. A frenare i miei entusiasmi la nota vocale di Alma Mala: «Ancora non ho capito chi è!?!?!». Sono felice però, Miss Mischief anche, nonostante lo scetticismo iniziale. Non ci resta che dedicare un post a Giovanni Caccamo, perché le KreTine mantengono sempre le loro promesse…ad eccezione di quelle fatte ai loro uomini! 

martedì 7 aprile 2015

LA MADRE DELLA FUORISEDE LA VEDE SEMPRE TROPPO MAGRA!

Se sei una fuorisede che ha abbandonato la sua terra natia da dieci lunghi anni e non pensa di tornarci in pianta stabile, allora per te il detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi!” non ha alcun valore. Sì, perché le feste comandate sono sempre con i tuoi in genere, che reclamano attenzioni per quei pochi giorni all’anno in cui decidi di tornare nella casa che ti ha visto nascere e crescere tra televisori analogici e musicassette di Festivalbar.

Quindi anche quest’anno Pasqua è stata con i miei. Quando due anni fa non tornai a casa per motivi di lavoro, mia madre offesa smise di inviarmi cibarie e prodotti tipici per un paio di mesi, salvo poi ravvedersi timorosa di una mia possibile morte per fame e stenti.
Il dramma della madre di una fuorisede, infatti, è solo ed esclusivamente uno: mia figlia non mangia! La frase che ti accoglie appena metti piede in casa è «UHHHGGESUUUU, come sei dimagrita!!! Ma mangi?» e tu valle a spiegare che hai sempre lo stesso peso da anni e che non deve preoccuparsi: tutto tempo sprecato, per lei stai digiunando da mesi per espiare non si sa quale colpa!

La mia Pasqua quindi è trascorsa così: mangiando, come se non ci fosse un domani, con buona pace di fegato e stomaco! Nel mio paesello natio a regnare è quella che oggi tutti i radical chic metropolitani chiamano “cucina bio”: per me rimangono pasta al forno, stanati di carne con patate e cipolline, braciole al sugo, distese di salsicce di maiale, cinghiale e chissà quale altro essere vivente! I vegani qui non esistono. Una volta mi scappò la parola “vegano” e mia madre pensava fosse una nuova qualità di insalata :«Poi te la compro e te la porti così te la mangi!».
Una caratteristica della nostra “cucina bio” sono i cibi galleggianti, nel senso che si tratti di carne, pesce o verdura, tutto galleggia su litri e litri d’olio. Uno spreco direte voi, invece no perché quell’olio viene poi raccolto e fagocitato con dell’ottimo pane fatto in casa: colesterolo prendimi ora insomma!
Poi ci sono le uova, ma non quelle di cioccolato, che qui possono tranquillamente rientrare nella dieta Dukan per lo scarso apporto calorico rispetto agli altri cibi, ma le uova vere, inserite ovunque e in qualsiasi stato: liquido, solido, a volte anche gassoso!

In soli due giorni ho consumato quantitativi di cibo che sfamerebbero l’intera Africa Subsahariana e al cibo consumato va aggiunto quello da portare in città, ovvero salumi, formaggi e quant’altro infilati in ogni dove, tra l'intimo e i maglioni, con il trolley a rischio esplosione: se all’andata eri leggera come una piuma, al ritorno da casa dei tuoi sei più carica di roba di un magrebino sulle spiagge ad agosto!

Ho provato a spiegare a mia madre che dove vivo esistono i supermercati, il cibo è buono e riesco anche a fare la spesa da sola ormai: parole vane, perché la madre della fuorisede la vede sempre troppo magra! 






sabato 4 aprile 2015

TUTTI GLI UOMINI DI UNA KRETINA: L'ORSACCHIOTTO (TOY BOY)

Ho deciso di classificare gli uomini basandomi sulle mie esperienze vissute fino ad ora. Negli ultimi tempi, mentre vivevo quei pochi attimi di lucidità e non perdevo il mio IO nel vino, mi sono permessa di elaborare la “rassegna scientifica” più discussa dalle KreTine e non. Il primo esemplare è sulla bocca (e non solo) di tutte le KreTine che hanno come mito le varie “star giaguaro” Madonna e Demi Moore e tentano invano di seguirne le tracce.

L’ORSACCHIOTTO

Esemplare maschile con un’età compresa tra i 18 ed i 24 anni, fisicamente molto sviluppato, tanto da pensare che sia in procinto di diventare uomo e che abbia già perso la verginità.
Tale pensiero, in realtà, si frantuma subito dopo averlo sentito parlare o “mugolare”.
E’ in quel preciso momento che ti arrangi, perdi ogni possibile speranza ed inizi a comunicare con lui tramite il L.I.S., o meglio ancora con un album da disegno e dei bei colori pastello.
Questo esemplare maschile spesso risulta essere dolcissimo, esente da malizia in corpo, se non quando si parla dei suoi amichetti orsetti gommosi o delle carte dei Pokemon.
L’esemplare viene denominato, in alcuni casi specifici, TOY BOY .
Questo succede quando tenta di evolversi e decide di accoppiarsi e copulare con donne più mature di lui, le amatissime e temutissime COUGAR.
Da quel momento la vita del nostro esemplare maschile cambia: si trova a bere e mangiare pietanze raffinate a cui però non riesce a dare un nome nella lingua originaria; viene mostrato alle altre cougar come il trofeo vinto alla Sagra della Salsiccia condita al peperoncino; deve costantemente e categoricamente essere pronto all’uso per soddisfare tutte le esigenze sessuali e non della “signora”; deve aggiornarsi sull’abbigliamento consono ai vari eventi mondani e conseguentemente abbandonare le scarpe fluorescenti.
Nonostante l’impellente esigenza di evolversi, i suoi limiti rimarranno per sempre!




SUGGERIMENTI

L’orsacchiotto (toy boy) costringe le KreTine ad una scelta: crescerlo a propria immagine e somiglianza (assumendosi tutti i rischi e pericoli del caso), oppure lasciarlo andare per la sua strada e riprenderselo dopo una decina d’anni, quando avrà più esperienza e non avrà più bisogno di una “nave scuola”. Tra le due strade, si consiglia vivamente di percorrere la seconda, se non si vuole compromettere il proprio già precario equilibrio psicologico! 

mercoledì 1 aprile 2015

90’s K-MEMORIES: BEVERLY HILLS 90210

Se c’è una cosa che ci ha accompagnato per tutti gli anni ’90, oltre al codino di Fiorello, è Beverly Hills 90210!
La serie nasce infatti nel 1990 e termina nel 2000, un decennio in cui tutti sognavano di essere studenti della West Beverly e di mangiare un hamburger al Peach Pit, salvo poi ritrovarsi in una scuola pericolante di periferia con un panino con la mortadella tra le mani.
Beverly Hills è la madre dei cosiddetti “teen drama” e dei vari Dawson, O.C., One Tree Hill e Gossip Girl. Narra infatti le vicende di un gruppo di adolescenti di Los Angeles, residenti nel quartiere vip di Beverly Hills, e le loro vicissitudini sentimentali.




Regina indiscussa della serie è la divina Brenda Walsh, interpretata da Shannen Doherty, la bad girl che esercitava il suo fascino malefico sulle KreTine dell’epoca: si favoleggia dei suoi scontri sul set con la bionda Jennie Garth, finiti spesso in tragedia tra unghie spezzate e ciglia finte volanti! Brenda, sorella di Brandon, il classico ragazzo tutto studio e sani principi (che noia!), al contrario del fratello è una giovane ribelle. Non è un caso che si innamori ben presto del bad boy Dylan, il mitico Luke Perry: chi non ha mai avuto appeso nella sua cameretta un suo poster trovato nel Cioè?
La storia tra Brenda e Dylan è tutto un prendersi e lasciarsi. Celebre la scena della loro prima rottura: i due in macchina sul lungomare di Los Angeles e la struggente “Losing my religion” dei REM ad accompagnare la tragedia in atto.



Ad insinuarsi nella coppia è la bionda Kelly, interpretata da Jennie Garth, quella a cui Shannen Doherty strappava i capelli durante le riprese! Se Brenda è forte e decisa, Kelly al contrario è una ragazza fragile ed insicura, con alle spalle un passato difficile, a causa della madre tossicodipendente. Kelly sembra tirarsele una dietro l’altra: viene quasi stuprata a 17 anni la notte di Halloween; durante una festa da amici, la casa va in fiamme e ci lascia quasi le penne; la feriscono in una sparatoria e perde momentaneamente la memoria; si innamora prima di un artista tossicodipendente e cade nel tunnel della droga, poi di un avvocato che la aiuta a disintossicarsi ma in realtà è sposato; viene violentata mentre sta correndo da Dylan per impedirgli di drogarsi. Dove appariva Kelly, la tragedia era assicurata!

Kelly fu la causa della rottura definitiva tra Brenda e Dylan. La Walsh torna da un viaggio a Parigi con l’amica Donna (che si contendeva il titolo di sfigata della serie con la secchiona Andrea), in cui aveva rifiutato le avances di un moraccione francese innamoratosi di lei per amore del suo Dylan, che intanto si sollazzava con l’amica del cuore Kelly, e scopre il tradimento subito. Inizia quindi a ritagliare le foto con l’amica da vera psycho-KreTina e una sera svuota addosso a Kelly un bicchiere di champagne dopo averla incontrata stretta stretta al suo ex. Da lei presi spunto quando rigai la macchina del mio ex fedifrago una notte!



Per tutti Beverly Hills consta di 10 stagioni, per me di 4: sì perché nel momento in cui Brenda lascia la serie per andare a studiare recitazione a Londra (si vocifera di una cacciata della Doherty per i suoi atteggiamenti da diva capricciosa sul set), per me lì termina Beverly Hills. Continuai a guardarlo, ma non era più lo stesso senza di lei, le altre non avevano lo stesso mordente e le storie iniziavano ad essere ripetitive e noiose. Provarono a sostituire Brenda con un’altra bad girl, Valerie Malone, ma non c’era storia: Brenda era Brenda, senza di lei il nulla assoluto!


Provai a convincere mia cugina a scrivere una lettera a Carramba che sorpresa! per incontrare la mia Brenda, ma il tentativo fu vano. Intanto mi è venuta fame: quasi quasi vado a farmi un hamburger al Peach Pit con Donna!