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lunedì 31 ottobre 2016

PROFESSIONE WEBSTAR: DANIEL GRECO E "LA SUPPOSTA QUOTIDIANA"

Nell’era dei social, una nuova figura è comparsa a dare un senso alle nostre giornate: la star del web! Abbiamo quindi deciso di addentrarci nella giungla della Rete per conoscere meglio queste strane entità e oggi è la volta di Daniel Greco, padre del blog La Supposta Quotidiana, che ci ha colpito non solo per un amore incondizionato per tutto quello che è trash (genere particolarmente apprezzato da noi KreTine), ma anche per la follia dei suoi video. Abbiamo deciso quindi di intervistarlo per capire cosa si nasconde dietro l’apparente spensieratezza di una webstar “molto tatuata, spesso irriverente, tendenzialmente bipolare e altamente no sense”.


                                   


Come nasce l’idea di creare un blog e il pensiero “malsano” di chiamarlo La SuppostaQuotidiana? E da cosa nasce la tua passione per la “trash culture”, assoluta protagonista del tuo blog?


Buongiorno amiche KreTine, permetterò solo a voi il lusso di esprimervi con le K nel 2016, solo perché tende a sottolineare l’amabile superficialità di una vita da KreTina, come la mia. L’idea è nata per l’esattezza 11 mesi fa, quando lavorando come commesso in un orribile negozio di scarpe costosissime dove entrava un cliente ogni due giorni, mi sono convinto ad aprire questo blog per passare il tempo. Era da un po' che avevo quest’ idea in mente, ma esitavo: primo perché sono una persona fondamentalmente insicura anche se non sembra; secondo perché non sapevo nulla sulla gestione di una pagina, che puo' sembrare facile, ma non lo è per niente, soprattutto se fai tutto da solo. Il nome è stata l’unica cosa che avevo deciso già da tempo. Desideravo qualcosa che venisse facile da ricordare e la supposta è stata il nostro incubo fin da piccoli, diventata poi un’esigenza di altre dimensioni una volta cresciuti. La mia passione per il trash nasce già in tenera età, ricordo quando ero piccolo e stazionavo sul divano con mia madre e guardavamo “La sai l’ultima?”,Al posto tuo” della D’Eusanio, vera pioniera del No sense in tv e “Amici di Maria”, quando ancora si parlava di problemi adolescenziali il primo pomeriggio (prima che diventasse il pride che è oggi insomma). Considero la tv intrattenimento prima di tutto e i pipponi dei finti intellettuali che preferiscono guardarsi un documentario sull’accoppiamento delle libellule a “MaciuPiciu” su Discovery Channel (cit. uno dei miei video) e mi stroncano i programmi spazzatura con me lasciano il tempo che trovano.

Ti definisci molto tatuato (e questo lo vediamo), spesso irriverente (e anche questo è assodato), altamente no sense (altrettanto evidente) e tendenzialmente bipolare: in cosa si manifesta il tuo bipolarismo?
Finalmente qualcuno che vuole approfondire questa mia dote! Diciamo che spesso sono il peggior nemico di me stesso, spazio tra momenti di pura euforia, creatività, felicità, a momenti di insicurezza, tristezza, dubbi esistenziali sulla vita, tutto in un attimo. Purtroppo è una cosa che mi porto dietro da tempo e che mi rende scostante, ma ci sto lavorando con grande impegno mio e della mia terapista (“ahahah, cazzo rido? È vero”). Diciamo più lunatico per rispetto al bipolarismo, che è comunque una patologia su cui è meglio non scherzare troppo.

Oltre ad essere una webstar, nella vita sei anche uno speaker radiofonico per M2O. L’irriverenza dei tuoi contenuti ti ha mai creato problemi sul lavoro e nella vita in generale?

Vi prego, il termine webstar mi fa venire le chiazze rosse che ti causa il sushi di un “All you can eat” a 9 euro a pranzo. Sono sempre povero purtroppo e si suppone che le vere star siano ricche. Diciamo che è stata la mia irriverenza a farmi trovare questo tipo di lavori. Tutto nasce dalla creazione del mio blog e dall’incontro con Micol Ronchi, la ragazza che fa i video con me (ex coniglietta del Chiambretti Night, ma non ditele che ve l’ho detto), che ha fortemente creduto in me e mi ha portato nel suo mondo. Fatemi ringraziare già che ci sono Andrea, un amico che mi ha spinto ad iniziare e che mi ha fatto conoscere Micol, Micol appunto, che ogni giorno crede in me e nel nostro progetto, ed infine Marco, il mio ex ragazzo, che è stato un compagno meraviglioso anche nello starmi accanto durante la creazione e gestione del blog. Scusate la pappardella, ma alla fine, per quanto io abbia messo la testa in quello che scrivo, il fatto di aver avuto molte occasioni è anche grazie a queste persone che hanno amato anche la mia irriverenza: chi non la ama non è mio amico, perché io sono questo nella vita di tutti i giorni.







Sul tuo blog parli spesso della tua omosessualità, affrontando il tema in maniera ironica e spensierata. Da poco c’è stata la giornata del Coming Out: il tuo come è avvenuto? Che reazioni hai avuto da familiari e amici vari? E cosa ne pensi a tal proposito della nuova legge sulle Unioni Civili, che tanto ha fatto discutere il Paese?

Il mio coming out non è stato un vero e proprio coming out, perché più che dirlo io è saltata fuori dal mio zaino la foto del mio ragazzetto dell’epoca (avevo 16 anni) con la scritta “ti amo” dietro. Immaginate le facce di una mamma e un papà calabresi… In realtà per il loro background familiare mi aspettavo la prendessero molto peggio; certo, non hanno festeggiato, anzi, ma col passare degli anni con mia madre ho imparato a parlarne piuttosto liberamente, mentre con mio padre c’è il voto di omertà. La cosa non mi pesa affatto, non sono comunque uno di quelli che ama condividere coi genitori troppo della sua vita sentimentale. Con gli amici tutto normale direi, anche perché dai 16 anni in poi ho avuto più amici gay che etero, quindi era un’accettazione reciproca (rido, ma non si vede). Ho una sorella che ha accettato di buon grado la cosa, perché è sempre stata avanti coi tempi, e una cugina che è come una sorella, cantante, ballerina, quindi “frociara”, attorniata da gay da sempre. Mi reputo fortunato in questo, il mio percorso di accettazione è stato breve: ho sempre saputo quello che ero. Certo non è stato semplice, ma non ho mai pensato di rinnegare la mia natura né a me stesso, né agli altri, nella vita come nel blog, dove quando ho parlato della mia sessualità è avvenuta una selezione naturale tra omofobi che hanno abbandonato la pagina e persone intelligenti che si sono aggiunte o sono rimaste. Sulla Legge Cirinnà dico : MEGLIO TARDI CHE MAI, ERA ORA. E’ stato un importante passo verso la totale uguaglianza, che spero arrivi presto.

Come ti vedi tra vent’anni: ancora impegnato a strappare risate sul web o magari con famiglia al seguito in una sperduta località campestre?

Beh, ho 32 anni e non sono più di primo pelo. Ho passato una vita tra i negozi in cui facevo il commesso e il teatro; vengo da una scuola di danza, canto, recitazione (FEEEEEIMMMM IMM GONNAAA LIVVVVV FOREVVVERRRRR IM GONNNAAA LOOORNN AUUU TU FLAIIII FEEEIMMM). Ho partecipato a musical, convention, tv, è una vita che tento di sfondare come cantante, ma forse non era destino e allora mi sono reinventato partendo da zero con una cosa che mi è sempre venuta naturale: intrattenere! Nella vita spererò e lotterò sempre per poter vivere facendo quello che mi piace, poi se quando sarò in età da restyling facciale tipo Cher preferirò scomparire e ritirarmi tra i verdi prati della Svizzera tipo Mina, non posso dirvelo ora…cioè ora direi no, ma chi lo sa.

Per finire, domande a bruciapelo (massima sincerità richiesta!): Pamela Prati e il suo taxi al Grande Fratello Vip o Tina Cipollati in America Latina a Pechino Express?

Mai l’avrei detto, ma Pamela è riuscita a superare il pilastro trash degli ultimi anni con una sola frase…tutta la vita “CHIAMATEMI UN TAXI PER FAVORE”.

Chiara Ferragni e Fedez: amore vero o trovata pubblicitaria?

Non credo abbiano bisogno di pubblicità dato che sono ovunque. Mi sorprende che uno come FEDEZ, un rapper tatuato, ami la donna formato “Mocio Vileda”. Insomma in America hanno JAY Z che sta con Beyoncè e noi Fedez che sta con la Ferragni.

Il tuo uomo ideale: dilf bear style o twink tendente al teen?

Non ho un uomo ideale, ma lascerò che le mie storie passate parlino per me. I miei ex sono sempre stati più piccoli di me. La mia ultima storia, durata due anni e mezzo e finita qualche mese fa, è stata con un ragazzo 12 anni più giovane di me (“pooooliziiiiaaaa!!”). Credo che questa sia già una risposta.

Se ti dico “Fa schiuma ma non è un sapone”, a cosa pensi?

ANTONELLLLAAAAAA, LA BOOORRRRRRAAAAAAAAAAAAAAAA!!!

Serata cinema: Bambola con Valeria “baci stellari” Marini o Il macellaio con Alba Parietti?

Scelta ardua. Credo sceglierò Bambola, senza nulla togliere alla magistrale interpretazione da Oscar della Parietti. Ci avrei messo Pupetta con la Arcuri, per ricordarmi che se ce l’ha fatta lei, ce la possiamo fare tutti.

Ultima domanda: single o fidanzato?  

Single da qualche mese e non in cerca. Dopo una storia di 5 anni e una di 2 anni e mezzo, ho sicuramente bisogno di spazio per riordinare le idee. Credo che prima di pretendere l’amore, si debba essere in un mood mentale di ordine, serenità e sicurezza verso sé stessi che io ancora non ho raggiunto e non voglio rischiare di fare male a qualcuno come è successo in passato. La mia filosofia del momento rimane MANGIA, PREGA, XANAX.

lunedì 24 ottobre 2016

IL MONDO A "SOQQUADRO" DEI LA13

I LA13 sono una giovane rock band nata nel 2014, che da poco ha lanciato il suo album d'esordio "SOQQUADRO" (Illsunrecords). Quattro ragazzi (Mattia, voce e chitarra; Giovanni, chitarra; Matteo, basso; Francesco, batteria) uniti dall'amore per la musica e da un unico interesse: "suonare e sudare"!
Li abbiamo visti aggirarsi nudi tra le campagne del Salento per il video di "LAIDE", primo singolo estratto dall'album, e memori delle simil gesta dei Blink 182 di "What's my age again?", abbiamo deciso di intervistarli: una chiacchierata che parte dal disco per arrivare ai Led Zeppelin, il rapporto con le fan e un buon deodorante per i live!




Da poco avete lanciato il vostro album d’esordio “SOQQUADRO”: siete soddisfatti del vostro primo lavoro in studio? Qual è il brano che vi rappresenta di più? E come raccontereste il vostro disco ai lettori del nostro blog?

Siamo molto soddisfatti di questa prima opera, perché rappresenta tutte le nostre diverse influenze e gusti musicali: canzone dopo canzone, tutto questo in un lavoro durato circa 2 anni. I brani più rappresentativi per noi sono le due “Danze Ipnotiche”, che aprono e chiudono il disco, perché descrivono molto il periodo trascorso a comporre l’album. Come prima esperienza è stata molto intensa e complessa, una sorta di viaggio tra alcune dinamiche che creano lo scenario di un mondo ormai messo a Soqquadro dallo stesso uomo, dalle sue azioni, dal suo pensiero. Riteniamo che il rock sia una risorsa adatta ed efficace per esprimere certe emozioni.

Vi definite una band rock, che ha subito però diverse influenze musicali: quali nello specifico? E a quale rock band vi piacerebbe essere accostati?

Preferiamo non essere accostati ad una band in particolare, ad ogni modo ci piacciono molto le band rock/sperimentali, blues, country inglesi e americane degli anni ’70-’80 per dire un gusto comune tra noi quattro, poi in realtà ognuno ascolta generi diversi. Musica contemporanea ne ascoltiamo pochissima, sopratutto il Pop italiano.

Scorrendo la vostra pagina Facebook, tra gli interessi leggiamo “Suonare e sudare”: usate un buon deodorante per i vostri live?

Per i live infatti occorre un deodorante molto potente: l’energia potrebbe non essere l’unico elemento a sprigionarsi durante i concerti!

Siete oggettivamente dei bei ragazzi: vi sono capitati episodi strani durante i vostri concerti (tipo orde di ragazze lanciate su di voi)? E tra i membri della band, chi acchiappa di più?

Orde di ragazze purtroppo no, però il batterista in questo è molto fortunato!

Progetti per il futuro: vi vedremo suonare in giro? E avete già qualche idea per un secondo album?

Fino a gennaio faremo un bel po' di date ancora in giro, poi abbiamo intenzione di chiuderci per la pre-produzione del prossimo disco, al quale strutturalmente stiamo già pensando/lavorando.




Domande a bruciapelo (siate sinceri!): Led Zeppelin o Black Sabbath?

LED ZEPPELIN, in tutta onestà!

Vi chiedono di aprire il concerto di una star del pop italiano: Alessandra Amoroso, Marco Mengoni o rinunciate per amor di rock?

Dobbiamo amare il ROCK, tutti, quindi no.

Sanremo o X-Factor?

X-Factor pollice verso, ma se finissimo a Sanremo indubbiamente i nostri genitori sarebbero entusiasti.

Rock dei nostri giorni: Muse o Coldplay?

MUSE, i Coldplay ci annoiano.

Per promuovere il prossimo disco vi chiedono di posare nudi e nascondere la vostra reale situazione sentimentale: accettate?


Certamente, l’abbiamo già fatto nel videoclip di “LAIDE”, quindi nulla di nuovo, anche se sarebbe consigliabile mettersi in forma. Perché dovremmo nascondere la nostra situazione sentimentale? Quello non è dovuto.

domenica 9 ottobre 2016

TRA TEATRO E TV: IL "COMING OUT" DI DANIELE GATTANO

Con il suo monologo autobiografico "Coming out", abbiamo imparato a conoscerlo a Colorado, popolare show comico di Italia 1. Anni di gavetta in teatro, lavoretti per mantenere la sua passione per la recitazione e di recente una serie di riconoscimenti per l'impegno profuso senza sosta. Presto lo vedremo proprio in teatro con il nuovo spettacolo "Le scoperte geografiche" di Marco Morana. Le KreTine intervistano oggi Daniele Gattano, per parlare con lui di progetti futuri, Unioni Civili e una madre che lo vuole proprietario di un bar.




Di recente ti abbiamo visto a Colorado, programma comico di Italia 1, con il tuo monologo “Coming out”, in cui parli dell’omosessualità in maniera ironica e leggera, senza mai scadere nel volgare o in facili stereotipi. Il monologo nasce dalla tua esperienza di vita? E hai avuto davvero una zia che ti ha detto: “Che sollievo, pensavo fossi disoccupato!”?

Il monologo sì, è autobiografico. Mia zia non mi ha risposto “che sollievo, pensavo disoccupato” ma è stata il mio “telefono senza fili”: avevo 19 anni e ogni giorno mi ripromettevo “domani giuro dico a mamma che sono gay” e il giorno dopo mi correggevo con un “dai no, glielo dico lunedì”… e così sono passati mesi. Allora ho deciso di prenderla un po’ alla larga e mi sono confidato prima con mia zia, il giorno dopo mia mamma mi ha chiamato al telefono in lacrime. Ci vuole molto coraggio a fare coming-out … io non ce l’ho avuto e ho virato sull’outing: grazie zia!


Sempre in “Coming out” ad un certo punto dici: “Matrimonio per tutti: gli etero lo fanno, i gay lo organizzano”. Leggo un po’ di amarezza in questo passaggio o mi sbaglio? E cosa pensi delle Legge Cirinnà sulle unioni civili?

Molta amarezza. La legge Cirinnà è un primo passo. Importante ma che ha il sapore del “contentino”. Siamo nel periodo del politically correct in cui tutti hanno amici gay a cui vogliono bene però poi quando si parla di genitorialità si fa il passo indietro. A me il termine “Unione civile” sembra sterile e burocratico, per non parlare della “stepchild adoption” uno scioglilingua scelto apposta per rendere il tutto ancora più complicato e mostruoso. Ma siamo in un Paese in cui le parole del Papa fanno da apri pagina ai giornali quindi occorre aspettare; e tra dieci anni alla domanda del professore: “qual è stato l’ultimo Paese dell’Unione Europea a introdurre l’adozione tra le coppie omosessuali?” l’alunno per beccarsi un bel voto dovrà rispondere “l’Italia”.


Prima di dedicarti alla carriera di attore, hai avuto un passato da “precario”. Tanti lavori, tra cui quello di cameriere con tua madre, che ancora continua a chiederti di aprire un bar con lei. Riuscirai un giorno a convincerla della bontà del tuo lavoro? E c’è stato un momento in cui hai pensato davvero di mollare tutto e dedicarti ad altro: cosa in caso?

Mia mamma è ossessionata dal “Piano B” quindi mi dice: “metti caso che non riesci a fare teatro cosa farai?” Ha ragione. Io per ora mi tengo su un doppio binario, mi capita di staccare il turno al ristorante e di correre in teatro, e quindi almeno una volta al giorno penso “io mollo tutto!” ma purtroppo la vena artistica è una malattia con cui devi imparare a convivere altrimenti poi muori.




La tua grande passione è il teatro. Ora che hai fatto il grande salto alla TV generalista, continuerai a portare avanti la tua carriera teatrale? E in quali progetti ti vedremo impegnato prossimamente?

Nessun grande salto, ho portato un piccolo estratto di un monologo molto più ampio che di solito faccio in teatro, quindi posso dire che la tv per ora l’ho solo sfiorata. Indubbiamente divertente ma non il mio punto di arrivo. Il teatro per me è una religione, gli sarò fedele sempre. Sarò in scena il 16 ottobre assieme a Michele Balducci al “Teatro Filodrammatici di Milano” con lo spettacolo “Le scoperte geografiche” di Marco Morana diretto da Virginia Franchi. Chiuderemo noi la rassegna di teatro omosessuale “Illecite visioni”… venite!


Domande a bruciapelo (massima sincerità richiesta): one man show sul modello Fiorello in prima serata su una rete ammiraglia o parte da protagonista nel nuovo film di Sorrentino?

Protagonista nel nuovo film… di Virzì!

Big Bang Theory o How I met your mother?

Big Bang Theory.

Dilf stile bear o twink tendente al teen (per chi non conoscesse il genere, nerboruto uomo maturo o giovane di primo pelo)?

Twink twink twink (uno strappo alla regola solo per Chris Martin).

Hamburger di soia o carne al 100%?

Carne al 100%.

Single o fidanzato?


Single.

domenica 2 ottobre 2016

MARCO CUBEDDU: UNO SCRITTORE A PECHINO EXPRESS

A Pechino Express lo vediamo sbattersi in giro per il Sudamerica tra prove improbabili e Tine Cipollari varie. In pochi sanno che a 29 anni ha già pubblicato due romanzi per Mondadori ed è caporedattore di una illustre rivista letteraria. Con un passato da pompiere precario alle spalle, le KreTine intervistano Marco Cubeddu: una divertente chiacchierata tra libri, tv, gente incastrata negli ascensori, Brad Pitt e Youporn.




A soli 29 anni sei caporedattore di Nuovi Argomenti, hai pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondatori 2015), sei attivissimo sui social tanto da poter essere considerato un influencer e da poco ti vediamo in Tv protagonista a Pechino Express. Se dovessi fare un bilancio della tua vita alle soglie dei trenta, cosa ti manca ancora da fare e cosa invece avresti potuto evitare col senno di poi?

Da fare mi manca un libro veramente bello.
Evitare avrei dovuto evitare quasi tutto, ma la cosa paradossale è che mi è andato tutto bene facendo tutto nel modo più sbagliato.
Per dire, per diplomarmi ho girato sei scuole perché mi sospendevano, mi bocciavano o mi cacciavano.
Giocavo a fare il punk, capisci?
Alla fine ho chiesto ai miei genitori i soldi per il Cepu perché a 18 anni ero ancora in prima superiore (in teoria, ma visto che non ci andavo, non so bene dov’ero).
I miei, che sono delle persone stupende e normalissime, giustamente, mi hanno detto che dovevo smetterla di fare quello “intelligente che non si applica” e che tutti quei soldi purtroppo non li avevano.
Così mi sono iscritto alla maturità da privatista, ho pagato 50 a euro di esame di idoneità e mi sono diplomato in tempo recuperando gli anni persi in una scuola pubblica (il prezzo da pagare è che non so niente di niente, purtroppo, non sono quel genere di autodidatta geniale, sono il genere di autodidatta zotico/fortunato).
Ed è andata più o meno sempre così, in generale: nonostante sia sempre stato una persona piuttosto ingestibile, grazie alla bontà di amici e genitori ho avuto molto più di quanto mi sarei mai meritato.
Il primo romanzo l’ho spedito sentendomi all’ultima spiaggia: se non andava ero in procinto di arruolarmi nella Legione straniera francesce e sparire nel nulla.
Antonio Franchini, allora a capo della narrativa italiana e straniera di Mondadori, mi ha telefonato giusto in tempo: la mail che gli avevo mandato mi era tornata indietro e pensavo non l’avesse mai ricevuta, gli altri editori che avevo contattato a caso non rispondevano nulla, una tizia che lavorava come traduttrice per una casa editrice importante mi disse di aver letto il 4% del manoscritto sul suo Kindle e che mancava il “ghost” (qualunque cosa fosse) del protagonista e avrei fatto meglio a buttare tutto…
Insomma, in generale, a me è andato tutto veramente (e, temo immeritatamente) bene, alla fine vivo di quel che amo fare, cioè scrivere, mi occupo di una rivista che leggo da quando ero ragazzino, e sulla quale avrei dato un rene anche solo per pubblicare una delle (orrende) poesie che scrivevo…


In passato ci è capitato di intervistare altri giovani autori e tutti ci hanno raccontato le difficoltà nel portare avanti una passione che spesso non viene considerata dagli altri un lavoro. Tu stesso mentre frequentavi la Scuola Holden facevi il pompiere per mantenerti e oggi inviti chiunque a farti un bonifico con una simpatica e provocatoria t-shirt. Cosa manca in Italia perché uno scrittore possa vivere del suo lavoro? E secondo te riusciremo a tornare a considerare “lavoro” l’arte in ogni sua forma?

No, non riusciremo mai più, specie nella forme in cui poteva esserlo in passato (anche se non è detto che sia un male, letterariamente, tantissimi autori – Nabokov, Carver, Fitzgerald, Fante… - hanno dovuto mantenersi facendo altri lavori).
In Italia mancano i lettori, che è fisiologico - il romanzo non morirà mai ma conterà sempre meno, come è già successo al teatro, al cinema, alla televisione – ma soprattutto manca una visione d’insieme da parte del mondo editoriale: gli editori dovrebbero pubblicare meno libri e farli meglio (più tempo agli autori per scriverli, e quindi più soldi per mantenersi dignitosamente, più tempo per l’editing, copertine che non siano fatte con foto prese da stock turchi di immagini gratuite …), sostenerli di più…
Le librerie sono strapiene di libri che non esistono, e che non servono a nessuno, tantomeno a chi li scrive, perché nessuno li legge, né li leggerà mai. Sarebbe bello che uscissero meno libri ma che fossero libri importanti, che il pubblico comprasse i libri che potenzialmente resteranno, e non semplicemente quelli che vendono più di altri perché meglio confezionati, in una guerra tra povero che fa male a tutti: editori, scrittori, librai, lettori…
Poi, per quanto riguarda me, non credo farò mai abbastanza quattrini coi miei romanzi, indi per cui, se volete divulgare anche voi il mio iban, eccolo qua:

BONIFICATE E CONDIVIDETE!
Iban: IT56J0306901401100000061904
Intestatario: Marco Cubeddu 
Banca: Intesa Sanpaolo

Causale: gli scrittori fanno la fame!


Con una bomba a mano sul cuore termina con una strage e la morte della protagonista,  mentre in Pornokiller il protagonista è un personaggio borderline, dalla vita che complicata è dire poco. Ti potremmo definire un autore “pulp” per la crudezza del tuo stile o non ami le etichette e quindi odierai anche noi per aver cercato di definirti in qualche modo?

Non credo di essere pulp, non mi ci sento neanche un po’ e, dal mio punto di vista, i riferimenti pulp e le scene cruente sono solo un espediente letterario per flirtare con un immaginario collettivo a cui però non mi sento di appartenere, ma non credo dovrebbe importare a nessuno cosa penso io di quello che scrivo, l’unica cosa che conta è quello che pensano i lettori: purtroppo e per fortuna, pubblicare significa rimettersi al pubblico, che ha sempre ragione, specialmente quando ha torto (come mia madre).





Puoi darci qualche anticipazione sul tuo prossimo lavoro? Magari potresti scrivere del tuo passato da pompiere. A tal proposito, quali sono i casi più strani che ti sono capitati? Hai mai dovuto salvare gatti o gente intrappolata nella propria casa? E confermi o sfati il mito del pompiere sex symbol che fa strage di cuori?

Il mito del pompiere, almeno per quanto mi riguarda, è solo un mito.
Nei dieci anni in cui ho fatto il pompiere precario ho salvato diversi gatti, che è incredibile, ma succede davvero, continuamente, anche se, come diciamo noi, “scheletri di gatti sugli alberi non ne ha mai trovati nessuno”.
Anche gente intrappolata, specie negli ascensori, me ne è capitata parecchia. Dell’esperienza pompieristica un po’ ne ho scritto nel primo romanzo, dove Alessandro Spera, il protagonista vive esperienze simili alle mie in diverse parti, come la sera della ThyssenKrupp, in cui ero in servizio a Torino, anche se poi nel romanzo ho ovviamente romanzato molto la mia esperienza personale.
Per quanto riguarda il futuro, il prossimo romanzo lo sto scrivendo con molta calma, potrei finirlo tra un mese o tra dieci anni, e questa cosa, cioè la scomparsa dell’ansia, del “devo pubblicare qualcosa a tutti i costi”, è il vero punto cruciale del mio lavoro di adesso.
Voglio scrivere un libro bello, cioè, mentre lo scrivo, voglio pensare di stare scrivendo un capolavoro (non lo sarà affatto, purtroppo, ma non capisco perché non dovrei fare del mio meglio perché lo sia) e, nel frattempo, fare altro, anche libri più piccoli, precisi, che puntino a essere un bell’artigianato, o scrivere per la televisione, o per il cinema, ma il mio prossimo romanzo, che tanto venderà tre copie, tanto vale che lo scriva solo per amore della bellezza, o quel che credo sia la bellezza, e trovi il modo di guadagnare facendo altro.


Passiamo al capitolo Pechino Express. Noi KreTine adoriamo questo game show, soprattutto per il simpatico sadismo del conduttore Costantino Della Gherardesca. Tu che l’hai vissuto in prima persona, raccontaci qualche retroscena divertente: è vero ad esempio che la gente vi ospita e vi offre passaggi senza chiedere nulla? Quale compagno di viaggio hai fatto fatica a tollerare e avresti voluto eliminare anche fisicamente? E soprattutto Silvia, con cui fai coppia nel gioco, è davvero così “su di giri”?

Si, è tutto vero, non avrei mai creduto lo fosse, ma è tutto vero (credo che costi di meno alla produzione lasciare che le cose siano vere piuttosto che doverle architettare, e la televisione è bellissima soprattutto perché, al contrario dell’editoria, è una vera industria, e nelle vere industrie tutti lavorano per fare le cose nella maniera più efficiente e redditizia).
Il viaggio in sé è, contemporaneamente, grazie alle telecamere, un racconto di viaggio. Fare Pechino è come vivere e scrivere contemporaneamente, praticamente l’esperienza più potente che abbia mai fatto.
Grazie a Costantino, ma non solo, per gli altri viaggiatori, per i cameraman, che sono dei cyborg, per gli autori che tracciano i percorsi, fare questa esperienza è stato un privilegio, e poi devo dire la verità, mi sono trovato bene con tutti, e io di solito le persone vorrei scioglierle nell’acido, perfino con Silvia, che, vi dirò, voi la vedete così quando ci sono le telecamere accese, ma quando si spengono… è anche peggio!


Per concludere, domande a bruciapelo: Hillary Clinton o Donald Trump?

Trump: romanzescamente parlando la sua presidenza sarebbe un capolavoro, e dal punto di vista politico ed economico, anche se sembra pazzo, il Presidente americano è comunque una figura che rappresenta molteplici poteri e interessi, non cambierebbe molto, un candidato vale l’altro, le forze reali sono altre, e poi, sempre romanzescamente, quanto sarebbe bella l’ingiustificabile sofferenza imposta alla Clinton?

Un best seller da milioni di copie o un’opera pluripremiata e osannata dalla critica?

Un’opera pluripremiata che venda abbastanza da permettermi di vivere al di sopra delle mie possibilità finché campo ma mi permetta di essere valorizzato una volta morto.

Piatto veg o bistecca ai ferri?

Bistecca, tutta la vita!

Brad Pitt o Angelina Jolie?

Andrei a cena con Brad, sembra uno con cui si potrebbe mangiare una bella grigliata, bere birra, parlare di football, Angelina mi sembra solo un’anoressica isterica con paturnie da ipocondriaca.

Single o fidanzato? (A questa domanda DEVI rispondere!!!)

Prima o poi mi sposerò, farò dei figli, divorzierò e andrò avanti così per paura di morire solo.
Ma i miei grandi amori sono stati, sono, e saranno sempre YouPorn e il Risiko online.