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domenica 2 ottobre 2016

MARCO CUBEDDU: UNO SCRITTORE A PECHINO EXPRESS

A Pechino Express lo vediamo sbattersi in giro per il Sudamerica tra prove improbabili e Tine Cipollari varie. In pochi sanno che a 29 anni ha già pubblicato due romanzi per Mondadori ed è caporedattore di una illustre rivista letteraria. Con un passato da pompiere precario alle spalle, le KreTine intervistano Marco Cubeddu: una divertente chiacchierata tra libri, tv, gente incastrata negli ascensori, Brad Pitt e Youporn.




A soli 29 anni sei caporedattore di Nuovi Argomenti, hai pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondatori 2015), sei attivissimo sui social tanto da poter essere considerato un influencer e da poco ti vediamo in Tv protagonista a Pechino Express. Se dovessi fare un bilancio della tua vita alle soglie dei trenta, cosa ti manca ancora da fare e cosa invece avresti potuto evitare col senno di poi?

Da fare mi manca un libro veramente bello.
Evitare avrei dovuto evitare quasi tutto, ma la cosa paradossale è che mi è andato tutto bene facendo tutto nel modo più sbagliato.
Per dire, per diplomarmi ho girato sei scuole perché mi sospendevano, mi bocciavano o mi cacciavano.
Giocavo a fare il punk, capisci?
Alla fine ho chiesto ai miei genitori i soldi per il Cepu perché a 18 anni ero ancora in prima superiore (in teoria, ma visto che non ci andavo, non so bene dov’ero).
I miei, che sono delle persone stupende e normalissime, giustamente, mi hanno detto che dovevo smetterla di fare quello “intelligente che non si applica” e che tutti quei soldi purtroppo non li avevano.
Così mi sono iscritto alla maturità da privatista, ho pagato 50 a euro di esame di idoneità e mi sono diplomato in tempo recuperando gli anni persi in una scuola pubblica (il prezzo da pagare è che non so niente di niente, purtroppo, non sono quel genere di autodidatta geniale, sono il genere di autodidatta zotico/fortunato).
Ed è andata più o meno sempre così, in generale: nonostante sia sempre stato una persona piuttosto ingestibile, grazie alla bontà di amici e genitori ho avuto molto più di quanto mi sarei mai meritato.
Il primo romanzo l’ho spedito sentendomi all’ultima spiaggia: se non andava ero in procinto di arruolarmi nella Legione straniera francesce e sparire nel nulla.
Antonio Franchini, allora a capo della narrativa italiana e straniera di Mondadori, mi ha telefonato giusto in tempo: la mail che gli avevo mandato mi era tornata indietro e pensavo non l’avesse mai ricevuta, gli altri editori che avevo contattato a caso non rispondevano nulla, una tizia che lavorava come traduttrice per una casa editrice importante mi disse di aver letto il 4% del manoscritto sul suo Kindle e che mancava il “ghost” (qualunque cosa fosse) del protagonista e avrei fatto meglio a buttare tutto…
Insomma, in generale, a me è andato tutto veramente (e, temo immeritatamente) bene, alla fine vivo di quel che amo fare, cioè scrivere, mi occupo di una rivista che leggo da quando ero ragazzino, e sulla quale avrei dato un rene anche solo per pubblicare una delle (orrende) poesie che scrivevo…


In passato ci è capitato di intervistare altri giovani autori e tutti ci hanno raccontato le difficoltà nel portare avanti una passione che spesso non viene considerata dagli altri un lavoro. Tu stesso mentre frequentavi la Scuola Holden facevi il pompiere per mantenerti e oggi inviti chiunque a farti un bonifico con una simpatica e provocatoria t-shirt. Cosa manca in Italia perché uno scrittore possa vivere del suo lavoro? E secondo te riusciremo a tornare a considerare “lavoro” l’arte in ogni sua forma?

No, non riusciremo mai più, specie nella forme in cui poteva esserlo in passato (anche se non è detto che sia un male, letterariamente, tantissimi autori – Nabokov, Carver, Fitzgerald, Fante… - hanno dovuto mantenersi facendo altri lavori).
In Italia mancano i lettori, che è fisiologico - il romanzo non morirà mai ma conterà sempre meno, come è già successo al teatro, al cinema, alla televisione – ma soprattutto manca una visione d’insieme da parte del mondo editoriale: gli editori dovrebbero pubblicare meno libri e farli meglio (più tempo agli autori per scriverli, e quindi più soldi per mantenersi dignitosamente, più tempo per l’editing, copertine che non siano fatte con foto prese da stock turchi di immagini gratuite …), sostenerli di più…
Le librerie sono strapiene di libri che non esistono, e che non servono a nessuno, tantomeno a chi li scrive, perché nessuno li legge, né li leggerà mai. Sarebbe bello che uscissero meno libri ma che fossero libri importanti, che il pubblico comprasse i libri che potenzialmente resteranno, e non semplicemente quelli che vendono più di altri perché meglio confezionati, in una guerra tra povero che fa male a tutti: editori, scrittori, librai, lettori…
Poi, per quanto riguarda me, non credo farò mai abbastanza quattrini coi miei romanzi, indi per cui, se volete divulgare anche voi il mio iban, eccolo qua:

BONIFICATE E CONDIVIDETE!
Iban: IT56J0306901401100000061904
Intestatario: Marco Cubeddu 
Banca: Intesa Sanpaolo

Causale: gli scrittori fanno la fame!


Con una bomba a mano sul cuore termina con una strage e la morte della protagonista,  mentre in Pornokiller il protagonista è un personaggio borderline, dalla vita che complicata è dire poco. Ti potremmo definire un autore “pulp” per la crudezza del tuo stile o non ami le etichette e quindi odierai anche noi per aver cercato di definirti in qualche modo?

Non credo di essere pulp, non mi ci sento neanche un po’ e, dal mio punto di vista, i riferimenti pulp e le scene cruente sono solo un espediente letterario per flirtare con un immaginario collettivo a cui però non mi sento di appartenere, ma non credo dovrebbe importare a nessuno cosa penso io di quello che scrivo, l’unica cosa che conta è quello che pensano i lettori: purtroppo e per fortuna, pubblicare significa rimettersi al pubblico, che ha sempre ragione, specialmente quando ha torto (come mia madre).





Puoi darci qualche anticipazione sul tuo prossimo lavoro? Magari potresti scrivere del tuo passato da pompiere. A tal proposito, quali sono i casi più strani che ti sono capitati? Hai mai dovuto salvare gatti o gente intrappolata nella propria casa? E confermi o sfati il mito del pompiere sex symbol che fa strage di cuori?

Il mito del pompiere, almeno per quanto mi riguarda, è solo un mito.
Nei dieci anni in cui ho fatto il pompiere precario ho salvato diversi gatti, che è incredibile, ma succede davvero, continuamente, anche se, come diciamo noi, “scheletri di gatti sugli alberi non ne ha mai trovati nessuno”.
Anche gente intrappolata, specie negli ascensori, me ne è capitata parecchia. Dell’esperienza pompieristica un po’ ne ho scritto nel primo romanzo, dove Alessandro Spera, il protagonista vive esperienze simili alle mie in diverse parti, come la sera della ThyssenKrupp, in cui ero in servizio a Torino, anche se poi nel romanzo ho ovviamente romanzato molto la mia esperienza personale.
Per quanto riguarda il futuro, il prossimo romanzo lo sto scrivendo con molta calma, potrei finirlo tra un mese o tra dieci anni, e questa cosa, cioè la scomparsa dell’ansia, del “devo pubblicare qualcosa a tutti i costi”, è il vero punto cruciale del mio lavoro di adesso.
Voglio scrivere un libro bello, cioè, mentre lo scrivo, voglio pensare di stare scrivendo un capolavoro (non lo sarà affatto, purtroppo, ma non capisco perché non dovrei fare del mio meglio perché lo sia) e, nel frattempo, fare altro, anche libri più piccoli, precisi, che puntino a essere un bell’artigianato, o scrivere per la televisione, o per il cinema, ma il mio prossimo romanzo, che tanto venderà tre copie, tanto vale che lo scriva solo per amore della bellezza, o quel che credo sia la bellezza, e trovi il modo di guadagnare facendo altro.


Passiamo al capitolo Pechino Express. Noi KreTine adoriamo questo game show, soprattutto per il simpatico sadismo del conduttore Costantino Della Gherardesca. Tu che l’hai vissuto in prima persona, raccontaci qualche retroscena divertente: è vero ad esempio che la gente vi ospita e vi offre passaggi senza chiedere nulla? Quale compagno di viaggio hai fatto fatica a tollerare e avresti voluto eliminare anche fisicamente? E soprattutto Silvia, con cui fai coppia nel gioco, è davvero così “su di giri”?

Si, è tutto vero, non avrei mai creduto lo fosse, ma è tutto vero (credo che costi di meno alla produzione lasciare che le cose siano vere piuttosto che doverle architettare, e la televisione è bellissima soprattutto perché, al contrario dell’editoria, è una vera industria, e nelle vere industrie tutti lavorano per fare le cose nella maniera più efficiente e redditizia).
Il viaggio in sé è, contemporaneamente, grazie alle telecamere, un racconto di viaggio. Fare Pechino è come vivere e scrivere contemporaneamente, praticamente l’esperienza più potente che abbia mai fatto.
Grazie a Costantino, ma non solo, per gli altri viaggiatori, per i cameraman, che sono dei cyborg, per gli autori che tracciano i percorsi, fare questa esperienza è stato un privilegio, e poi devo dire la verità, mi sono trovato bene con tutti, e io di solito le persone vorrei scioglierle nell’acido, perfino con Silvia, che, vi dirò, voi la vedete così quando ci sono le telecamere accese, ma quando si spengono… è anche peggio!


Per concludere, domande a bruciapelo: Hillary Clinton o Donald Trump?

Trump: romanzescamente parlando la sua presidenza sarebbe un capolavoro, e dal punto di vista politico ed economico, anche se sembra pazzo, il Presidente americano è comunque una figura che rappresenta molteplici poteri e interessi, non cambierebbe molto, un candidato vale l’altro, le forze reali sono altre, e poi, sempre romanzescamente, quanto sarebbe bella l’ingiustificabile sofferenza imposta alla Clinton?

Un best seller da milioni di copie o un’opera pluripremiata e osannata dalla critica?

Un’opera pluripremiata che venda abbastanza da permettermi di vivere al di sopra delle mie possibilità finché campo ma mi permetta di essere valorizzato una volta morto.

Piatto veg o bistecca ai ferri?

Bistecca, tutta la vita!

Brad Pitt o Angelina Jolie?

Andrei a cena con Brad, sembra uno con cui si potrebbe mangiare una bella grigliata, bere birra, parlare di football, Angelina mi sembra solo un’anoressica isterica con paturnie da ipocondriaca.

Single o fidanzato? (A questa domanda DEVI rispondere!!!)

Prima o poi mi sposerò, farò dei figli, divorzierò e andrò avanti così per paura di morire solo.
Ma i miei grandi amori sono stati, sono, e saranno sempre YouPorn e il Risiko online.


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