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mercoledì 20 maggio 2015

GNAMMO E IL BOOM DEL SOCIAL EATING

Il cibo è condivisione. Ce lo insegnavano i nostri nonni, che in tempi di guerra ne avevano ben poco, hanno conosciuto la fame vera, eppure non disdegnavano di donare il poco cibo che avevano ai partigiani o agli yankees nascosti nelle campagne: un gesto giusto secondo la cultura contadina e di buona educazione dicevano.
Oggi il cibo ritorna ad essere condiviso in una forma nuova, che sfrutta le potenzialità della Rete per innovare un’idea antica come il mondo: è il fenomeno del Social Eating.
Trattasi di cene con sconosciuti, organizzate in case private, che sfruttano il passaparola online e il lavoro di portali e siti web creati appositamente per promuovere tali eventi, i quali si occupano anche della gestione delle prenotazioni. A fronte di migliaia di richieste, infatti, tali eventi possono coinvolgere poche persone, sia per la dimensione “casalinga” di questi convivi improvvisati, sia per l’obiettivo che il Social Eating si pone di raggiungere: consentire alla persone di socializzare, utilizzando il cibo come occasione di incontro e di scambio. Il fenomeno nasce negli Stati Uniti per creare occasioni in cui condividere con sconosciuti oltre le proprie esperienze personali, anche quelle professionali, favorendo possibili collaborazioni lavorative.

Le regole del Social Eating sono semplici: cerchi online l’evento (in genere una cena) che più fa al caso tuo e prenoti tramite mail; ti presenti al luogo e all’ora stabiliti, cercando di essere puntuale e portando con te una bottiglia di vino; socializzi con le altre persone presenti all’evento, anche se trattasi di sconosciuti; a fine evento lasci il tuo contributo, che varia ovviamente a seconda del menù.

In Italia il fenomeno ha iniziato a diffondersi più di recente, grazie al lavoro di siti specializzati, che offrono un ampio calendario di eventi tra cui scegliere e gestiscono le prenotazioni. Il più famoso di questi siti è Gnammo e abbiamo deciso di rivolgerci ad uno dei suoi cofondatori, Walter Dabbicco, per capire meglio questa nuova realtà.





Il fenomeno del Social Eating si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Italia ultimamente. Quando avete creato Gnammo, avevate intuito le potenzialità di un fenomeno che se all’estero aveva avuto grande successo, in un Paese tradizionalista come il nostro poteva rappresentare una grossa incognita?

Agli inizi il timore era tanto, l’italiano è tanto ospitale quanto geloso dei suoi spazi. Ma con il passare del tempo e piatto dopo piatto, abbiamo visto come si sia fatta largo una voglia bellissima e naturale di tornare ad incontrarsi dal vivo, attorno alla tavola, per scoprire nuovi sapori ma anche nuovi amici!


Gnammo è indicato ormai dagli esperti del settore come il primo e più importante sito web ad occuparsi di Social Eating. Come nasce l’idea e quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato, specie all’inizio del vostro percorso? 

Senza dubbio le difficoltà tecniche sono state le più grandi! Un conto sono delle belle slides e le pacche sulle spalle, un altro è cercare fondi per creare una società che stesse in piedi a tutti gli effetti. I primi mesi di crescita della community sono stati davvero difficili, ma poi grazie ad una grande pazienza ed al sostegno di un’ importante istituzione come l’incubatore del Politecnico di Torino, abbiamo trovato persone competenti che hanno aiutato il nostro Cristiano Rigon  a mettere in colonna i numeri.
Le difficoltà “di contesto” sono state altrettanto importanti: “aprire casa propria ad un estraneo? Giammai!”. Ma questo è stato, ed è, per me che mi occupo del marketing e della comunicazione di Gnammo, assieme a Gian Luca Ranno, una sfida affascinante.


Il cibo è sicuramente la tendenza del momento in Italia. EXPO 2015 lo ha assunto come tema centrale, mentre in tv proliferano show dedicati alla cucina. In particolare, gli chef sembrano essere le nuove star del momento: cosa pensi di questa “food-mania” dilagante e quale chef-star ti piacerebbe avere nei  vostri eventi?

Ah beh, il mio sogno resta il buon Antonino Cannavacciuolo, ma mi rendo conto che una bellezza come quella di Alessandro Borghese potrebbe procurare un doppio vantaggio!
In molti hanno attribuito al boom del tema del food la crescita di Gnammo, io la identifico come una delle componenti, ma quella principale resta ancora la voglia di incontrarsi e vivere esperienze food fuori dal comune.


Secondo te, il Social Eating avrà vita lunga o come tutte le mode potrebbe alla lunga scemare?

Faccio gli scongiuri e ti dico che nel Paese con la più grande cultura culinaria del Mondo il Social Eating non potrà far altro che crescere.


Dopo aver conquistato l’Italia, quali sono i prossimi obiettivi di Gnammo?

Per la fine di quest’anno sono previsti i primi test all’estero. Speriamo di riuscire a convincere gli Inglesi a pronunciare bene il nome di Gnammo!

Grazie per lo spazio concessoci e…buon appetito!

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