«Cosa facciamo il Primo Maggio?» è la domanda che mi è
stata posta più spesso nelle ultime settimane dalle mie amiche KreTine, alla
stessa frequenza di «Cosa facciamo a Capodanno?» dalla metà di novembre in poi.
Il “comitivismo” moderno vuole infatti che le ricorrenze pagane siano celebrate
facendo qualcosa, in genere partecipando ad un evento, altrimenti la ricorrenza
in questione perde il suo valore originario e la vita della “comitiva” subisce
un duro colpo, paragonabile solo al fidanzamento di uno dei suoi membri!
Se la mia adolescenza è stata segnata dal Primo Maggio
a Roma, con levatacce alle 4 di mattina per raggiungere la capitale con autobus
che neanche in Burkina Faso avrebbero il permesso di circolare, gli ultimi
anni, quelli dei “quasi 30” ,
sono caratterizzati invece dal Primo
Maggio a Taranto. All’ennesimo «Cosa facciamo il Primo Maggio?» la mia
risposta è stata quindi: «Andiamo a Taranto, no?!?!».
La cosa che più mi ha convinto quest’anno a
partecipare al Concertone tarantino, oltre agli artisti presenti (Subsonica, Caparezza, Marlene Kuntz,
Mannarino, Velvet, Bud Spencer Blues
Explosion e tanti altri che non ricordo, a causa della memoria resa labile
da anni di psicofarmaci alternati a vodka), è stata la prospettiva di due
giorni festivi successivi in cui riprendermi dalle fatiche di una giornata
lunghissima tra caldo, ascelle sudate, bruciature da eccessiva esposizione al
sole, vino bevuto qua e là e caviglie gonfie per balletti improvvisati.
Tre giorni prima dell’evento, prenoto quindi per me e
le altre KreTine su uno dei bus organizzati per l’occasione. «Partenza prevista
alle 10…e mi raccomando siate puntuali!!!» si raccomanda una delle
organizzatrici: peccato che noi ci presentiamo alle 9:45, per poi riuscire a
partire alle 11:30, con buona pace di Alma Mala che più volte minaccia in
quell’ora e mezza di attesa di abbandonare tutto e tornarsene a casa.
Arriviamo a Taranto più o meno alle 13 e capiamo
subito quale sarà il nostro nemico per la giornata: l’afa! Fa caldissimo, in
più la marea di gente non aiuta, quindi optiamo per delle ottime Raffo fresche
a 1 Euro (che senso ha andare a Taranto e non bere una Raffo?) e ci dirigiamo
verso l’area concerto. Nel tragitto ci fermiamo anche in un bar dove la cameriera
ha la brillante idea di portarci i caffé ordinati su un TAGLIERE, che
ovviamente funge da scivolo per i suddetti caffé: alle 13:30 siamo già sporchi
e puzziamo di caffè!
L’area concerto è un’immensa distesa di terra
circondata da palazzoni, occupata da tante macchie colorate: persone,
un’infinità di persone! Da buone KreTine, abbiamo pensato di portare tutto il
necessario per trascorrere la giornata fuori, tranne una cosa: un telo su cui
poter collassare in pace! Sfoderiamo quindi la nostra dote innata nel
socializzare per infiltrarci in una comitiva che non solo ha tanti teli, ma
anche un frigo portatile carico di alcool per la nostra gioia: ottimo colpo,
KreTine!
Il concerto inizia alle 14 con i gruppi spalla, mentre
noi ne approfittiamo per fare un giro in cui scopriamo l’esistenza di una
pineta e ritroviamo gente che conosciamo sparsa qua e là. Alle esibizioni degli
artisti, si alternano interventi su temi di grande interesse, che spesso non
riusciamo a seguire a causa della gente strana che ci avvicina, tipo M. di
Reggio Calabria, il quale ci prova subito con Alma Mala e prima cerca di
palparle il culo, poi di leccarle il collo, per concludere con la sua personale
teoria secondo cui gli omosessuali si riconoscerebbero dal loro tipico “accento
gay”: un po’ come i milanesi, insomma!
“Dovevo dirti
molte cose” dei Velvet la cantiamo tutta e ritorniamo adolescenti per un
attimo, poi ci dirigiamo verso i bagni chimici, cercando di evitare i mucchi di
rifiuti e la gente sfatta già crollata al suolo. Cerchiamo disperatamente di
recuperare amici persi, tra chiamate senza successo e messaggi frenetici. Intanto
il sole cala e mentre riusciamo a trovare D., G. ed M., perdiamo A. che ci
aveva salvato con la sua scorta di vino!
“Aurora sogna”
intonano i Subsonica ed è arrivato il momento di tornare tra la folla, perché
dopo di loro ci saranno i Marlene, che eseguiranno brani del loro primo e
storico album Catartica, e poi
Caparezza: Abiura di me, Vieni a
ballare in Puglia e monologhi come quello sull’italico “tutto e il contrario di
tutto” culminato in “NObraino, SIbraino!”.
Dopo l’esibizione di Caparezza, si conclude per noi
KreTine il Primo Maggio a Taranto: ci incamminiamo, o meglio ci trasciniamo,
verso i bus che ci riporteranno a casa e speriamo che l’autista si decida a
partire quanto prima! Alma Mala crolla dopo 10 minuti, così come il mio vicino
di posto, la cui testa penzolante mi finisce spesso sulla spalla.
Il giorno successivo, scopriamo che eravamo in
200.000, ma il mio pensiero va solo a lui: M. di Reggio Calabria, il padre
molesto della “teoria dell’accento gay”!
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