Due settimane fa sono tornato nel mio paesello natio
per le festività pasquali e ho fatto uno dei miei soliti giri con le mie amiche
tra i sentieri non più battuti del centro storico. Mentre eravamo intenti a
scattare foto dei paesaggi che ci circondavano e io provavo inutilmente a farmi
uno di quei selfie fighi che fanno tanto Fiammetta Cicogna in “Wild”, ci siamo
imbattuti in un vecchio edificio abbandonato, che dalla struttura doveva
sicuramente fungere da “deposito” per la stagionatura dei formaggi e dei salumi
autoprodotti.
Al suo interno però oggi altro che salumi e formaggi,
ma pile di pneumatici abbandonati, schifezze varie di natura indefinibile e
soprattutto un mucchio di cassette per trasportare piante, in genere usate dai
fiorai: il vecchio deposito di prodotti tipici trasformato in una discarica,
insomma!
Le mie amiche mi fanno notare anche le macchie
colorate che puntellano i fianchi delle valli, che non sono purtroppo prati
fioriti e distese di gladioli come vorrei, ma mucchietti di spazzatura
abbandonati, o meglio lanciati dalle auto in corsa per evitare la “fatica” di
trasportarli alle isole ecologiche. La cosa sconvolgente è che questo scempio
avviene in un’area divenuta da anni “riserva naturale” per la particolarità
geologica e l’alta valenza scientifica, un museo a cielo aperto ricco di
fossili in cui giustamente la gente entra per lasciarci i suoi rifiuti.
«Di cosa ti meravigli? Siamo in Italia!» dice la mia
amica con aria rassegnata, mentre io torno a casa indignato.
Finite le vacanze pasquali e gonfio come solo un
vestito della Clerici a Sanremo poteva essere, abbandono il paesello e ritorno
alla mia city, col cuore leggero pensando che il “lancio dei rifiuti dal
finestrino” sia una pratica in disuso nell’ambiente metropolitano. In un
attimo, il cuore si appesantisce di nuovo: il percorso che mi porta a casa è
uno slalom e ad un certo punto, sotto casa, sono costretto a fermarmi perché ho
il sentiero sbarrato da un enorme divano in finta pelle rosso posizionato sul
marciapiedi. E accanto al divano potrebbe mancare LUI??? Ma certo che no!?!?!?
Televisore analogico, tubo catodico in bella vista!
“Avranno voluto creare un salottino per i clochard?”
penso tra me e me, consapevole che la verità è ben altra. Come quella volta che
trovai un “proteggislip” ad accogliermi sul portone di casa, di ritorno dal
lavoro: io che sono in menopausa dalla nascita, tragicomico direi!
Insomma, se in passato uscivi di casa e ti aggiravi tra facce amiche, oggi esci di casa e ti muovi tra “rifiuti amici”, che stanno lì per mesi e tu ci passi davanti giorno dopo giorno, tanto che dopo un po’ arrivi a dare loro un nome: Rocco è il mucchietto di plastica, Cherry il divano rosso, Cathy la tv analogica…e la famiglia dei “rifiuti amici” aumenta giorno dopo giorno per la tua gioia!
Oggi è mercoledì, stasera quando torno dal lavoro devo
ricordarmi di scendere la plastica. Saluterò i miei vicini Rocco, Cherry e
Cathy con affetto, poi mi darò alla vodka…liscia e senza ghiaccio, grazie!
Nessun commento:
Posta un commento