A Pechino Express lo vediamo sbattersi in
giro per il Sudamerica tra prove improbabili e Tine Cipollari varie. In pochi sanno che a 29
anni ha già pubblicato due romanzi per Mondadori ed è caporedattore di una
illustre rivista letteraria. Con un passato da pompiere precario alle spalle,
le KreTine intervistano Marco Cubeddu:
una divertente chiacchierata tra libri, tv, gente incastrata negli ascensori,
Brad Pitt e Youporn.
A soli 29 anni sei caporedattore di Nuovi Argomenti, hai pubblicato i
romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori
2013) e Pornokiller (Mondatori 2015),
sei attivissimo sui social tanto da poter essere considerato un influencer e da
poco ti vediamo in Tv protagonista a Pechino
Express. Se dovessi fare un bilancio della tua vita alle soglie dei trenta,
cosa ti manca ancora da fare e cosa invece avresti potuto evitare col senno di
poi?
Da
fare mi manca un libro veramente bello.
Evitare
avrei dovuto evitare quasi tutto, ma la cosa paradossale è che mi è andato
tutto bene facendo tutto nel modo più sbagliato.
Per
dire, per diplomarmi ho girato sei scuole perché mi sospendevano, mi bocciavano
o mi cacciavano.
Giocavo
a fare il punk, capisci?
Alla
fine ho chiesto ai miei genitori i soldi per il Cepu perché a 18 anni ero
ancora in prima superiore (in teoria, ma visto che non ci andavo, non so bene
dov’ero).
I
miei, che sono delle persone stupende e normalissime, giustamente, mi hanno
detto che dovevo smetterla di fare quello “intelligente che non si applica” e
che tutti quei soldi purtroppo non li avevano.
Così
mi sono iscritto alla maturità da privatista, ho pagato 50 a euro di esame di idoneità
e mi sono diplomato in tempo recuperando gli anni persi in una scuola pubblica
(il prezzo da pagare è che non so niente di niente, purtroppo, non sono quel
genere di autodidatta geniale, sono il genere di autodidatta zotico/fortunato).
Ed
è andata più o meno sempre così, in generale: nonostante sia sempre stato una
persona piuttosto ingestibile, grazie alla bontà di amici e genitori ho avuto
molto più di quanto mi sarei mai meritato.
Il
primo romanzo l’ho spedito sentendomi all’ultima spiaggia: se non andava ero in
procinto di arruolarmi nella Legione straniera francesce e sparire nel nulla.
Antonio
Franchini, allora a capo della narrativa italiana e straniera di Mondadori, mi
ha telefonato giusto in tempo: la mail che gli avevo mandato mi era tornata
indietro e pensavo non l’avesse mai ricevuta, gli altri editori che avevo
contattato a caso non rispondevano nulla, una tizia che lavorava come
traduttrice per una casa editrice importante mi disse di aver letto il 4% del
manoscritto sul suo Kindle e che mancava il “ghost” (qualunque cosa fosse) del
protagonista e avrei fatto meglio a buttare tutto…
Insomma,
in generale, a me è andato tutto veramente (e, temo immeritatamente) bene, alla
fine vivo di quel che amo fare, cioè scrivere, mi occupo di una rivista che leggo
da quando ero ragazzino, e sulla quale avrei dato un rene anche solo per
pubblicare una delle (orrende) poesie che scrivevo…
In passato ci è capitato di intervistare
altri giovani autori e tutti ci hanno raccontato le difficoltà nel portare
avanti una passione che spesso non viene considerata dagli altri un lavoro. Tu
stesso mentre frequentavi la
Scuola Holden facevi il pompiere per mantenerti e oggi inviti
chiunque a farti un bonifico con una simpatica e provocatoria t-shirt. Cosa
manca in Italia perché uno scrittore possa vivere del suo lavoro? E secondo te
riusciremo a tornare a considerare “lavoro” l’arte in ogni sua forma?
No,
non riusciremo mai più, specie nella forme in cui poteva esserlo in passato
(anche se non è detto che sia un male, letterariamente, tantissimi autori –
Nabokov, Carver, Fitzgerald, Fante… - hanno dovuto mantenersi facendo altri
lavori).
In
Italia mancano i lettori, che è fisiologico - il romanzo non morirà mai ma
conterà sempre meno, come è già successo al teatro, al cinema, alla televisione
– ma soprattutto manca una visione d’insieme da parte del mondo editoriale: gli
editori dovrebbero pubblicare meno libri e farli meglio (più tempo agli autori
per scriverli, e quindi più soldi per mantenersi dignitosamente, più tempo per
l’editing, copertine che non siano fatte con foto prese da stock turchi di
immagini gratuite …), sostenerli di più…
Le
librerie sono strapiene di libri che non esistono, e che non servono a nessuno,
tantomeno a chi li scrive, perché nessuno li legge, né li leggerà mai. Sarebbe
bello che uscissero meno libri ma che fossero libri importanti, che il pubblico
comprasse i libri che potenzialmente resteranno, e non semplicemente quelli che
vendono più di altri perché meglio confezionati, in una guerra tra povero che
fa male a tutti: editori, scrittori, librai, lettori…
Poi,
per quanto riguarda me, non credo farò mai abbastanza quattrini coi miei
romanzi, indi per cui, se volete divulgare anche voi il mio iban, eccolo qua:
BONIFICATE E CONDIVIDETE!
Iban:
IT56J0306901401100000061904
Intestatario: Marco Cubeddu
Banca: Intesa Sanpaolo
Causale: gli scrittori fanno la fame!
Intestatario: Marco Cubeddu
Banca: Intesa Sanpaolo
Causale: gli scrittori fanno la fame!
Con
una bomba a mano sul cuore termina con una strage e la morte della
protagonista, mentre in Pornokiller il protagonista è un
personaggio borderline, dalla vita che complicata è dire poco. Ti potremmo
definire un autore “pulp” per la crudezza del tuo stile o non ami le etichette
e quindi odierai anche noi per aver cercato di definirti in qualche modo?
Non
credo di essere pulp, non mi ci sento neanche un po’ e, dal mio punto di vista,
i riferimenti pulp e le scene cruente sono solo un espediente letterario per
flirtare con un immaginario collettivo a cui però non mi sento di appartenere,
ma non credo dovrebbe importare a nessuno cosa penso io di quello che scrivo,
l’unica cosa che conta è quello che pensano i lettori: purtroppo e per fortuna,
pubblicare significa rimettersi al pubblico, che ha sempre ragione,
specialmente quando ha torto (come mia madre).
Puoi darci qualche anticipazione sul tuo
prossimo lavoro? Magari potresti scrivere del tuo passato da pompiere. A tal
proposito, quali sono i casi più strani che ti sono capitati? Hai mai dovuto
salvare gatti o gente intrappolata nella propria casa? E confermi o sfati il
mito del pompiere sex symbol che fa strage di cuori?
Il mito del pompiere, almeno
per quanto mi riguarda, è solo un mito.
Nei
dieci anni in cui ho fatto il pompiere precario ho salvato diversi gatti, che è
incredibile, ma succede davvero, continuamente, anche se, come diciamo noi,
“scheletri di gatti sugli alberi non ne ha mai trovati nessuno”.
Anche
gente intrappolata, specie negli ascensori, me ne è capitata parecchia. Dell’esperienza
pompieristica un po’ ne ho scritto nel primo romanzo, dove Alessandro Spera, il
protagonista vive esperienze simili alle mie in diverse parti, come la sera
della ThyssenKrupp, in cui ero in servizio a Torino, anche se poi nel romanzo ho
ovviamente romanzato molto la mia esperienza personale.
Per
quanto riguarda il futuro, il prossimo romanzo lo sto scrivendo con molta
calma, potrei finirlo tra un mese o tra dieci anni, e questa cosa, cioè la
scomparsa dell’ansia, del “devo pubblicare qualcosa a tutti i costi”, è il vero
punto cruciale del mio lavoro di adesso.
Voglio
scrivere un libro bello, cioè, mentre lo scrivo, voglio pensare di stare
scrivendo un capolavoro (non lo sarà affatto, purtroppo, ma non capisco perché
non dovrei fare del mio meglio perché lo sia) e, nel frattempo, fare altro,
anche libri più piccoli, precisi, che puntino a essere un bell’artigianato, o
scrivere per la televisione, o per il cinema, ma il mio prossimo romanzo, che
tanto venderà tre copie, tanto vale che lo scriva solo per amore della
bellezza, o quel che credo sia la bellezza, e trovi il modo di guadagnare
facendo altro.
Passiamo al capitolo Pechino Express. Noi KreTine adoriamo
questo game show, soprattutto per il simpatico sadismo del conduttore
Costantino Della Gherardesca. Tu che l’hai vissuto in prima persona, raccontaci
qualche retroscena divertente: è vero ad esempio che la gente vi ospita e vi
offre passaggi senza chiedere nulla? Quale compagno di viaggio hai fatto fatica
a tollerare e avresti voluto eliminare anche fisicamente? E soprattutto Silvia,
con cui fai coppia nel gioco, è davvero così “su di giri”?
Si,
è tutto vero, non avrei mai creduto lo fosse, ma è tutto vero (credo che costi
di meno alla produzione lasciare che le cose siano vere piuttosto che doverle
architettare, e la televisione è bellissima soprattutto perché, al contrario
dell’editoria, è una vera industria, e nelle vere industrie tutti lavorano per
fare le cose nella maniera più efficiente e redditizia).
Il
viaggio in sé è, contemporaneamente, grazie alle telecamere, un racconto di
viaggio. Fare Pechino è come vivere e scrivere contemporaneamente, praticamente
l’esperienza più potente che abbia mai fatto.
Grazie
a Costantino, ma non solo, per gli altri viaggiatori, per i cameraman, che sono
dei cyborg, per gli autori che tracciano i percorsi, fare questa esperienza è stato
un privilegio, e poi devo dire la verità, mi sono trovato bene con tutti, e io
di solito le persone vorrei scioglierle nell’acido, perfino con Silvia, che, vi
dirò, voi la vedete così quando ci sono le telecamere accese, ma quando si
spengono… è anche peggio!
Per concludere, domande a bruciapelo:
Hillary Clinton o Donald Trump?
Trump:
romanzescamente parlando la sua presidenza sarebbe un capolavoro, e dal punto
di vista politico ed economico, anche se sembra pazzo, il Presidente americano
è comunque una figura che rappresenta molteplici poteri e interessi, non
cambierebbe molto, un candidato vale l’altro, le forze reali sono altre, e poi,
sempre romanzescamente, quanto sarebbe bella l’ingiustificabile sofferenza imposta
alla Clinton?
Un best seller da milioni di copie o
un’opera pluripremiata e osannata dalla critica?
Un’opera
pluripremiata che venda abbastanza da permettermi di vivere al di sopra delle
mie possibilità finché campo ma mi permetta di essere valorizzato una volta
morto.
Piatto veg o bistecca ai ferri?
Bistecca,
tutta la vita!
Brad Pitt o Angelina Jolie?
Andrei
a cena con Brad, sembra uno con cui si potrebbe mangiare una bella grigliata,
bere birra, parlare di football, Angelina mi sembra solo un’anoressica isterica
con paturnie da ipocondriaca.
Single o fidanzato? (A questa domanda
DEVI rispondere!!!)
Prima
o poi mi sposerò, farò dei figli, divorzierò e andrò avanti così per paura di
morire solo.
Ma
i miei grandi amori sono stati, sono, e saranno sempre YouPorn e il Risiko
online.
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